rosa_elefante: (Default)
rosa_elefante ([personal profile] rosa_elefante) wrote2010-09-15 03:59 pm

XI

Titolo: XI
Genere: raccolta
Pairing: nessuno
Rating: safe
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono u_u
Note: dunque, come tutti (?) sanno, oggi è l'undicesimo anniversario degli Arashi. Per l'occasione, pubblico una raccolta di undici brevi 'storie', tutte dal punto di vista di Aiba, delle riflessioni sugli avvenimenti più significativi da quando è entrato nei Johnny's, sul suo rapporto con gli Arashi in generale e con i singoli membri. Alcune informazioni sono state ricavate da interviste e video, altre sono state inventate di sana pianta XD

Non starò a dilungarmi su quello che significano gli Arashi per me. Semplicemente, quello che mi è successo con loro non mi era mai successo prima. Non potrò mai benedire abbastanza il giorno in cui ho scoperto della loro esistenza.
Buon anniversario ♥

Se avesse dovuto indicare la persona che, dal debutto degli Arashi, aveva subito più trasformazioni, Aiba avrebbe sicuramente indicato Jun. Negli anni ’90, nessuno avrebbe mai pensato che quel bambino con i denti storti sarebbe diventato un uomo così maturo e affascinante.
Nei suoi ricordi più antichi Jun compariva come un ragazzino bassotto con un grande sorriso, che metteva il massimo dell’impegno e della serietà in ogni cosa che faceva. Aiba gli era diventato amico perché era incredibilmente piccolo e carino e perché gli piaceva il fatto che, pur essendo più giovane di lui, Jun non si faceva mai problemi a dirgli quando sbagliava qualcosa. Jun gli piaceva e si divertiva a stare in sua compagnia: era in realtà un tipo piuttosto divertente, tanto che non gli sarebbe dispiaciuto entrare nel mondo della commedia. Aiba pensava che ci sarebbe stato benissimo.
Qualche anno dopo il debutto degli Arashi, Jun aveva iniziato a cambiare: i suoi atteggiamenti si erano fatti improvvisamente più adulti, i sorrisi più rari e meno genuini di un tempo. Nella vita privata non era più affabile come prima; o meglio, in certi momento lo era, in altri diventava totalmente intrattabile. Aiba iniziò a temere di tentare un qualsiasi approccio con lui, perché gli incuteva abbastanza timore.
Tuttavia, credeva di comprendere quel comportamento: non solo Jun era il più giovane del gruppo, ma si trovava in un periodo di transizione, in cui non sapeva ancora quale personaggio scegliere tra l’idol-comico e l’idol-tenebroso.
Passata la soglia dei vent’anni, i sorrisi di Jun erano finalmente tornati, ma non il suo lato da spirante comico. Fisicamente era maturato, crescendo in altezza e asciugando le rotondità adolescenziali: il suo viso era bello, e lui sembrava rendersene conto. Contemporaneamente era nata in lui una vena sadica, che tanto spesso emergeva nei programmi televisivi: neppure a dirlo, Aiba era la vittima principale. E quando si univa anche Nino, era la fine. Ogni volta che diceva o faceva qualcosa di stupido, riceveva in risposta un commento tagliente o, peggio,un colpo intesta; da quando poi Jun si era fissato con un grande anello, Aiba doveva controllare se sanguinava ogni volta che veniva colpito.
Solo col tempo Jun aveva smesso di cercare di crearsi addosso un personaggio e si era rilassato: era sadico, sorrideva e rideva un sacco, era sexy ed era tenero, tutto allo stesso tempo. Perché lui era tutto quello.
Nei primi tempi Aiba non lo capiva, ed era spaventato e confuso da quei molteplici mutamenti di personalità: a qualche anno dal debutto, Jun era ormai una persona irriconoscibile, e temeva di aver perso un amico.
Ma grazie alla sua malattia, non aveva compreso solamente quanto amasse gli Arashi, ma anche un’altra cosa. Prima dell’operazione Jun era andato a fargli visita solo una volta e per pochi minuti, dato che era fuggito subito dicendo che era impegnato. Quella volta aveva sofferto nel vedere la freddezza riservatagli da colui che considerava ormai un amico di vecchia data. Solo dopo aveva capito che Jun era così emotivo che non sopportava di vederlo in un letto d’ospedale, e che non voleva piangere davanti a lui per non farlo preoccupare.
La seconda volta che gli aveva fatto visita, Jun aveva iniziato a piangere nel momento stesso in cui aveva messo piede nella stanza, per poi abbracciarlo stretto e continuare a singhiozzare sulla sua spalla; ‘Sono così felice che tu stia bene’ e ‘Temevo di non vederti mai più’ erano state le frasi che aveva ripetuto più volte.
Da quel giorno Aiba aveva compreso che quelli che lui definiva ‘mutamenti di carattere’ altro non erano che varie espressioni della multi sfaccettata personalità di Jun, un ragazzo in grado di mostrare tanti volti diversi: aveva avuto il volto del ragazzino con i denti storti, del bel tenebroso, quello di Domyouji Tasukasa e quello dello sciocco ban Shogo. Volti tanto diversi l’uno dall’altro, ma su Jun erano sempre stati alla perfezione. Nonostante tutto, era Jun. Qualsiasi cosa facesse restava  sempre, incredibilmente, Matsumoto Jun.
Nel corso degli anni, Aiba l’aveva visto allegro, triste, arrabbiato; l’aveva visto ridere a crepapelle, singhiozzare disperato e urlare come un demonio. Nonostante tutti questi lati, per lui Jun sarebbe sempre rimasto il tappetto che gli aveva insegnato pazientemente (e un po’ saccentemente, a dire la verità, ma quanto si vedeva che era orgoglioso delle proprie capacità!) una coreografia a notte fonda.



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