rosa_elefante: (Default)
rosa_elefante ([personal profile] rosa_elefante) wrote2010-09-15 04:03 pm

XI

Titolo: XI
Genere: raccolta
Pairing: nessuno
Rating: safe
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono u_u
Note: dunque, come tutti (?) sanno, oggi è l'undicesimo anniversario degli Arashi. Per l'occasione, pubblico una raccolta di undici brevi 'storie', tutte dal punto di vista di Aiba, delle riflessioni sugli avvenimenti più significativi da quando è entrato nei Johnny's, sul suo rapporto con gli Arashi in generale e con i singoli membri. Alcune informazioni sono state ricavate da interviste e video, altre sono state inventate di sana pianta XD

Non starò a dilungarmi su quello che significano gli Arashi per me. Semplicemente, quello che mi è successo con loro non mi era mai successo prima. Non potrò mai benedire abbastanza il giorno in cui ho scoperto della loro esistenza.
Buon anniversario ♥

-Bene, Aiba-san, un’ultima domanda e abbiamo terminato.
Aveva annuito con un sorriso al giornalista di una delle solite riviste con cui collaboravano mensilmente; dopo un’ultima controllata agli appunti, l’uomo fece la sua domanda:
-Cos’è per lei la felicità?
Non aveva saputo rispondere; si era scusato con il giornalista, dicendo che non sapeva dargli una risposta sul momento, ma che forse avrebbe dovuto ragionarci su. L’uomo non si era scomposto, ma gli aveva dato il suo biglietto da visita, dicendogli di chiamarlo quando avrebbe avuto la risposta.
Guidando verso casa, aveva continuato a rimuginare sull’intervista. Solitamente non c’erano quel tipo di problemi, le domande erano sempre simili tra loro e si ripetevano di anno in anno, tanto che ormai aveva delle risposte quasi pronte per certi argomenti. Non c’era mai stata una domanda alla quale non avesse saputo rispondere... una volta terminato il liceo, ovviamente: se gli avessero fatto un’intervista a tema storico o geografico, le cose sarebbero state ben diverse.
Il fatto era che, in quasi 28 anni di vita, non si era mai soffermato a pensare a una cosa del genere. al mondo c’erano così tante cose belle, così tante cose che lo rendevano felice: la sua famiglia, le giornate di sole, i concerti, il curry, il baseball, gli animali... Le cose che gli piacevano erano tante. Ma la felicità, per lui, cos’era?
Una volta entrato in casa, come ogni sera, non c’era nessuno ad aspettarlo per dargli il bentornato; era così da quando aveva lasciato la casa dei suoi, e ormai ci aveva fatto l’abitudine e aveva smesso di deprimersi ogni volta che tornava a casa. Quella sera aveva fatto particolarmente tardi, per cui aveva sbocconcellato qualche avanzo dalla sera prima, si era fatto un bagno veloce ed era andato a letto.
Tuttavia non riusciva a prendere sonno; mentre si rigirava nel letto, il suo sguardo si era posato sulla doppia cornice che stava sul comodino. La foto di sinistra risaliva a molti anni prima, e ritraeva lui, Jun, Nino, Sho e Ohno alle Hawaii, al tempo del debutto; quella di destra era stata scattata due settimane prima, la sera del compleanno di Jun, e i soggetti erano gli stessi.
I suoi occhi si spostavano da una foto all’altra, confrontando i ragazzi a disagio della prima con quelli rilassati e sorridenti della seconda.
“Ne è passato di tempo...”
Continuando a guardare quei visi, una strana tranquillità era scesa su di lui, e in breve si era addormentato con un sorriso sereno sul volto.
Quella notte aveva sognato tante cose, tutte in qualche modo legate agli Arashi: il giorno del suo provino, il giorno in cui aveva conosciuto Jun, quello in cui Nino aveva pianto davanti a lui per il divorzio dei genitori, quello in cui aveva scoperto del debutto degli Arashi. C’era lui che non riusciva a imparare le coreografie, lui che ballava e cantava in uno stadio gremito di persone.
Il tutto insieme agli altri quattro membri degli Arashi.
Al risveglio, la prima cosa che fece fu chiamare al numero indicato sul biglietto da visita che gli era stato dato il giorno prima: sapeva la risposta. Se pensava alla parola ‘felicità’, nella sua mente compariva un unico kanji.
-Mi perdoni per l’ora...
“Non si preoccupi... Quindi ha la risposta?”
-Gli Arashi. Per me la felicità corrisponde agli Arashi.
Forse era stupido e banale, e poteva anche sembrare artefatto, ma era la verità, era quello che sentiva.
Negli ultimi undici anni la sua vita era stata con e per gli Arashi. Non riusciva ad immaginare un mondo nel quale essi non esistessero, nel quale loro cinque fossero separati e non si fossero mai incontrati... ormai la sua mente non concepiva più tali pensieri. Gli Arashi erano fantastici, ecco ciò che pensava ogni giorno.
Di buon umore, si era diretto in bagno e, per una volta, si era concesso del tempo per osservare la sua immagine riflessa nello specchio.
Gli piaceva pensare che il suo aspetto fosse cambiato da quando era piccolo, che fosse più maturo; ma i suoi sorrisi sembravano sempre quelli di un bambino e la gente continuava a chiamarlo ‘Aiba-chan’. Forse non era cambiato poi così tanto, dopotutto.
Anche con la consapevolezza di ciò, non riusciva a smettere di sorridere. Amava la sua vita.
Erano ormai passati 11 anni dal debutto degli Arashi, 14 da quando era entrato nel Johnny’s Jimusho.
E non era ancora riuscito a giocare a basket con gli SMAP.
Beh, aveva pensato con una scrollata di spalle, aveva sempre quattro persone alle quali poteva chiedere di giocare con lui.


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