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[personal profile] rosa_elefante
Titolo: Love Chronicles
Fandom: Arashi
Genere: yaoi, lemon, e diciamo romantico, ma non troppo
Rating: PG-13
Pairing: indovinate un po'? Ebbene sì, ANCORA Sakuraiba. Ma attenzione, non solo!
Disclaimer: vedete questa mano? *alza la mano che usa per scrivere e scrocchia le dita* un giorno questa mano mi aiuterà a dominare tutto il Johnny Jimusho!
Inizierò dagli Arashi!
Lettori: *arretrano lentamente* ehm, Rosa-chan... hai preso le medicine stamattina?
Autrice: uh *sbatte le palpebre* Sì...
Lettori: .......*silenzio*
Autrice: ehm........ ARASHI FOR DREAAAAAM!!!!! *corre come un demonio*
Note: che dire? Non ho mai scritto delle long fic sugli Arashi, spero sia uscita decentemente. in realtà non ho finito di scriverla, ma non temete, la finirò, SO che desiderate ardentemente leggerla. Basta. un'ultima cosa: Sakuraiba PER LA VITA. stop.
Capitoli precedenti:
HERE


Jun era seduto su una delle panchine lungo il porto per permettere al suo corpo di riposarsi dopo l’esibizione in uno show televisivo; chiuse momentaneamente gli occhi mentre la brezza del mare soffiava e accarezzava il suo viso.

Erano passati ormai più di quattro mesi da quando si era messo con Aiba, e aveva intenzione di chiedere al ragazzo se gli andava di trasferirsi da lui; pensava fosse logico. Aiba avrebbe accettato? Jun era abbastanza sicuro che avrebbe detto di sì, ma il problema era... Non era esattamente un problema, ma aveva la sensazione che il nome di Sho fosse un tabù. Non solo nella loro relazione, ma proprio di fronte ad Aiba in generale. Nessuno nominava davanti al suo ragazzo il nome di Sakurai, e lo stesso Aiba non ne aveva mai parlato, quindi anche lui, Jun, aveva sempre evitato di menzionare il suo nome.

Neppure con Nino, che era quello con cui aveva un rapporto più stretto, Aiba parlava mai del suo ex ragazzo. Ma in effetti questo non poteva saperlo con certezza, perché i due si incontravano anche senza gli altri membri degli Arashi. Forse ne parlavano, ma Aiba non glielo diceva? Poteva essere.

Ma perché se ne preoccupava ora? Semplice, perché stava per compiere il passo più importante per rafforzare la loro relazione; e per farlo, doveva infrangere quel tabù.

 

-Sei così serio, mi sto spaventando.

Disse Aiba un po’ intimidito dopo essere tornato a casa di Jun dopo cena. Lui e Jun erano usciti in veranda, dove la fresca aria della notte era perfetta.

-Pensavo... che non parliamo mai di Sho-kun.

Buttò lì con aria casuale mentre si appoggiava contro la ringhiera. Potè vedere la confusione farsi strada sul volto del ragazzo e i suoi occhi divenire più scuri.

-Che c’è da dire su di lui?- domandò in risposta Aiba. –Lui ha...

Fece una pausa alla ricerca del termine che meglio descrivesse ciò che Sakurai aveva fatto.

-Ha gettato tutto all’aria.

-è semplicemente partito per qualche mese, tra un po’ ritornerà.

-Resta il fatto che se n’è andato, no? Di sicuro in questi mesi si è completamente dimenticato di noi, quindi perché dovremmo pensare a lui? Ci penseremo quando tornerà qui.

Percepì l’amarezza nella sua voce. Amarezza e disperazione.

-è questo quello che pensi veramente?

Aiba annuì.

-Se è così...- Continuò dopo un minuto – Domani ti devi alzare presto vero?

-Sì, ho le riprese. Devo andare.- si alzò, ma prima di andarsene chiese –Perché hai voluto parlare di Sho tutto d’un tratto?

-Nessun motivo in particolare- rispose con nonchalance.

Aiba fece semplicemente un cenno col capo, non preoccupandosi di indagare oltre.

Quando udì il rumore della porta che si chiudeva, Jun sospirò: Aiba era un gran bugiardo.  Nonostante ciò che aveva detto poco fa, Sho era ancora in lui. Era parte di lui e separarli era impossibile. Questo perché, anche se Masaki aveva voltato pagina, non avrebbe mai potuto dimenticare Sho.

Voltare pagina non significava smettere di amare l’altro.

Jun sospirò fissando l’orizzonte coperto dall’oscurità, pensando quando in effetti non c’era nulla su cui riflettere.

 

Aiba si fermò sui suoi passi e boccheggiò voltandosi verso Jun. Aveva sentito bene? Era forse una sorta di incubo?

Jun afferrò la mano con la quale Aiba si stava per pizzicare una guancia.

-Non è un incubo. Non posso più stare con te.

Il fruscio delle foglie mentre il vento soffiava era dolce, paragonato al brusio nelle sue orecchie e al palpitare del suo cuore che stava per frantumarsi una seconda volta.

-M-ma...

Cosa poteva dire? Che cosa doveva dire per far cambiare idea a Jun, che aveva un’espressione tanto determinata sul volto?

-Jun-kun... spero che questo non abbia niente a che fare con ciò di cui abbiamo parlato tre notti fa.

Jun scrollò le spalle.

-Aiba-chan, sai cosa c’è di peggio di una relazione omosessuale?- chiese, cogliendolo di sorpresa –L’incesto.- Quando il significato di tale frase suonò vuota per Aiba, lo guardò significativamente e disse –Tu mi vuoi bene come si potrebbe voler bene a un fratello.

Pochi attimi più tardi, comprensione scese su Masaki che si mise a ridere. Era assurdo.

-Fratello? Sono andato a letto con te, come posso considerarti un fratello?!

Rise, ma lacrime scesero dalle sue guance. Tutto quello era ridicolo. Jun era ridicolo. Ogni cosa era completamente... totalmente pazza e confusa. Perché tutti lo lasciavano dicendogli che non potevano più stare con lui?

-Io voglio che tu sia felice.

-Ma io sono felice... con te.

-Più felice. – corresse Jun. Ignorò le lacrime di Aiba perché doveva fare ciò che andava fatto; ciò che era necessario fare.

-Sho se n’è andato, Jun! E anche quando tornerà qui non vorrà più stare con me! Non mi vuole!- gridò Masaki in disperazione. Voleva che Jun capisse che non importava quanto lui desiderasse che Sho tornasse da lui, perché non sarebbe mai successo, perché l’altro era troppo testardo e orgoglioso per rimangiarsi ciò che aveva detto.

Incapace di fermarsi, Jun lo tirò a sé in un abbraccio.

-Ma non significa che tu abbia smesso di amarlo.

Tre notti prima era venuto alla conclusione di tre cose: Masaki sarebbe stato sempre di Sho, ogni persona aveva un proprio amore nella sua vita, e amare non significava possedere.

-Non dovresti sottovalutare il potere di questi sentimenti, Aiba-chan. - Cosa stava dicendo? Si chiese mentalmente. Non ne aveva idea, ma quelle parole gli stavano uscendo dalle labbra in modo naturale. –E non voglio fermarti dall’amarlo, perché so che moriresti.

Nel momento in cui Jun disse quelle parole, Aiba non potè più replicare, perché il primo aveva ragione.

Sho aleggiava sulla sua coscienza e risiedeva nel suo inconscio. Non aveva smesso di amare Sho né di pensare a lui, e non riusciva a smettere perché sapeva che se lo avesse fatto, per quanto stupido potesse sembrare, ne sarebbe morto.

-Avanti, ti riporto a casa.

Quando raggiunsero l’appartamento di Aiba, Jun non si preoccupò di entrare, ma rimase semplicemente fuori aspettando che l’altro chiudesse la porta. Tuttavia Aiba restò in piedi davanti all’ingresso, chiedendogli tacitamente di riprenderlo. Jun gli rivolse un triste sorriso prima di chiudere lui stesso la porta.

Per quasi trenta secondi stette lì immobile, quasi a rimpiangere la sua decisione. Con un grande sforzo, costrinse i suoi piedi a muoversi.

Per sua sorpresa, più si allontanava da casa di Aiba, più i suoi rimorsi diminuivano. Beh, c’era il dolore che la separazione aveva causato, ma non c’era rimpianto. Non rimpiangeva di aver frequentato Aiba, anche se alla fine aveva dovuto lasciarlo andare. Non rimpiangeva di avergli chiesto di Sho.

Una parte di lui voleva guardarsi indietro, ma sapeva che lì non ci sarebbe stato altro per lui se non l’amicizia,  quindi scacciò via quel bisogno e si concentrò su ciò che aveva davanti.

Sperava solo che la loro improvvisa rottura non causasse troppi problemi a Masaki.

 

Sorprendentemente, la loro rottura non sconvolse la routine quotidiana di Aiba, quella notte. Egli fece il bagno, preparò i vestiti per il giorno dopo, ripassò alcune battute e infine andò a letto. Tuttavia, in quel momento di calma in cui non aveva più alcuna occupazione a tenergli impegnata la mente, gli eventi della giornata scorsero in lui come una cascata furiosa e pianse. Pianse fino a quando non si addormentò. Poi quando arrivò il mattino seguente, Masaki si sentì fresco, perché aveva un nuovo giorno da affrontare. I giorni seguenti, l’essere allegro durante il giorno per poi versare abbastanza lacrime da inzuppare il cuscino durante la notte, era diventata la sua routine.

 

 

 

 

 

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