rosa_elefante (
rosa_elefante) wrote2010-06-11 04:45 pm
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Hime sì, Homo no! [2/3]
Titolo: Hime sì, Homo no!
Fandom: Arashi
Genere: demenziale? privo di senso?
Rating: PG
Disclaimer: no, non mi appartengono, ma sono di un vecchiaccio che si fa chiamare Johnny
Note: diciamo che l'intera cosa è partita da questa domanda: come reagirebbero gli Arashi se sapessero cosa scrivono su di loro le fangirl? Poi il tutto è un po' degenerato, e questo è il risultato. Ah, e io sono ironica, eh. Sono la prima che scrive una marea di porcate su di loro ^^
Ohno era interessato alla sfida. In quanto leader degli Arashi, era suo compito interessarsi anche delle faccende personali dei quattro pulcini a lui affidati, e Jun-kun era figlio più piccolo, quindi necessitava di maggiori cure.
Inoltre... pensava che Aiba-chan non si sbagliasse del tutto. Ecco cosa c’era di strano. Jun-kun era un così bel ragazzo, e di sicuro riceveva decine di dichiarazioni... era impossibile che in tutto quel tempo non avesse mai avuto una relazione. A meno che non avesse avuto seri motivi per tenerla nascosta.
Per questi motivi, aveva deciso di darsi da fare per scoprire la verità.
A quello che aveva visto in quei dieci anni, e anche da quello che aveva letto in un bellissimo libro sui rapporti interpersonali che i suoi cari compagni gli avevano consigliato di leggere tempo addietro, era certo che Jun fosse legato agli altri membri degli Arashi da una forte amicizia, un profondo sentimento fraterno e tanti altri bei sentimenti facilmente trovabili sotto la voce ‘affetto’ di qualsiasi dizionario.
Quindi, una volta tornato in hotel, aveva cercato suddetta parola nel suo dizionario tascabile. Il sinonimo maschile ‘affetto’ stava a significare:
-sentimento positivo di tenerezza e bene che lega due persone o che si prova per qualcuno o qualcosa
-l’oggetto del sentimento, la persona a cui si vuole bene
-sensazione di piacere o dispiacere evocata da uno stimolo; complesso emozionale associato a uno stato mentale
Dalla sua analisi, Ohno aveva dedotto che Jun provava affetto per gli altri membri degli Arashi e viceversa; lo si poteva intuire dai piccoli gesti quotidiani, come quello di passare a Sho-kun l’asciugamano dopo le prove. O quando gli chiedeva se quel finesettimana la pesca era stata buona. O quando accettava di giocare per ore ai videogames con Nino. O quando stava tutto il tempo ad ascoltare le chiacchiere di Aiba (e in questo caso, più che di affetto, si poteva anche parlare di adorazione, considerata la mole delle chiacchiere del ragazzo).
Di conseguenza, gli Arashi erano l’affetto di Jun.
Tuttavia, era la terza definizione a risultargli incomprensibile. Non riusciva a comprendere, non tanto come stare in compagnia di qualcuno potesse provocare piacere, lui stesso provava una piacevole sensazione di benessere quando era in compagnia dei suoi compagni, quanto il riferimento agli “stimoli” che dovevano evocare tale sensazione. Più che altro, si domandava quali fossero e come agissero. Quindi, per dissipare i suoi dubbi e per cercare di scoprire la verità, aveva deciso che l’unica soluzione consisteva nel domandarlo francamente al diretto interessato.
Il caso volle che, proprio in quel momento, Ohno incrociasse Matsumoto nel corridoio dell’hotel.
Il ragazzo era reduce da una giornata alquanto negativa; anche se le prove non erano andate male, il suo umore era comunque dei più neri: quel giorno pioveva, infatti. E la pioggia portava umidità nell’aria. E l’umidità gonfiava i capelli. Inoltre, la notte prima non aveva dormito quasi nulla, quindi le sue occhiaie arrivavano al pavimento.
Insomma, una giornata da incubo. Per questo, quando vide il Riida avvicinarsi con un sorriso serafico in volto e l’intenzione palese di fare conversazione, impallidì. Di solito era una persona abbastanza gentile, ma quel giorno era stanco, nevrastenico e veramente poco incline alla tolleranza.
Le dita della sua mano destra iniziarono a muoversi convulsamente. Anche perché non potev… ehm, non VOLEVA compiere un omicidio: aveva il vago sospetto che l’affermazione ‘Mi infastidiva’ non sarebbe stata accettata dalla giuria come movente giustificabile alla sua azione. Neanche poteva spacciarla per legittima difesa. Purtroppo il tribunale non riteneva la protezione delle sue orecchie da stupide domande un atto deliberato di molestie nei suoi confronti, tale da giustificare l’omicidio.
Queste leggi buoniste.
Si guardò attorno, alla disperata ricerca di una scappatoia. Niente.
Impostò la sua migliore espressione arcigna, sperando che il compagno capisse che non era momento.
-Jun-kun!
Troppo tardi.
-Nani?
-Avrei qualche domanda da farti.
Oh, no.
-Lo immaginavo.
-Davvero? Quindi non ci sono problemi.
-...
-Perfetto!
Se Ohno in quel momento non fosse stato quasi totalmente privo di inflessioni nel parlare e nel viso, Jun avrebbe avuto la sensazione di carpire una certa euforia nel modo in cui aveva pronunciato quella semplice parola. Oltre ad un vago sentore di minaccia.
In ogni caso, ormai non poteva rifiutarsi. O forse sì? In fondo si trattava solo di fare la figura del maleducato, scostante e arrogan...
-A te piace qualcuno degli Arashi?
-Eh?
Ohno studiò attentamente l’espressione di Jun: occhi sgranati, gote impallidite e bocca leggermente socchiusa. Catalogò il tutto come “stupore”.
-Quindi ce n’è uno che ti piace.
-Non ti ho risposto, mi pare.
-Nel libro che mi avete consigliato qualche tempo fa c’è scritto che quando qualcuno si dimostra stupito da una domanda, il più delle volte è perché tale domanda risulta veritiera.
Spiegò tranquillamente. Jun provò un ardente desiderio di farlo a fette. Doveva solo andare nelle cucine, prendere un coltello e...
-Come dimostri il tuo affetto?
-Io non sono innamorato di nessuno di voi, Riida.
Si affrettò a precisare Jun. Però, cavolo, la morte del Leader gli avrebbe potuto creare qualche problema.
-Ah... quindi per te affetto e amore sono la stessa cosa?
Domandò un po’ smarrito. La risposta assolutamente fuori luogo di Matsujun l’aveva confuso. Prima, era convinto che affetto e amore fossero due faccende diverse, ora a quanto pareva erano legate tra loro.
-No- inspirò a fondo – non sono la stessa cosa.
-Allora perché hai risposto di non essere innamorato di nessuno di noi?
-Perché pensavo... lascia perdere.
Ohno rifletté per qualche secondo. Il colorito purpureo che stava assumendo il volto di Matsujun poteva essere tranquillamente imbarazzo o rabbia. Di sicuro, era preda di una forte emozione che stava alterando il suo solitamente impeccabile atteggiamento da ghiacciolo.
-Ti stai arrabbiando, Jun-kun?
-No.
Lui non si stava arrabbiando. Affatto. Si stava semplicemente imbestialendo, che era un fattore ben diverso. Ohno avrebbe dovuto leggersi meglio quel dannato libro. Sempre che vivesse abbastanza a lungo da comprenderne le sfumature.
-No, perché avevo questa impressione...
-Sbagliata.
-Se lo dici tu. Tornando all’affetto.
-Senti. Seriamente, perché non controlli nel dizionario? O chiedi consiglio a una ragazza, ne? In ogni caso, Riida, non a me. Non oggi, grazie.
Il ragazzo fece per allontanarsi, quando Ohno lo bloccò ancora.
-Jun-kun, c’è qualcosa che mi devi dire?
-Eh? Proprio no, Riida.
-Quindi...
-Io vado.
Osservando la schiena ossuta del compagno più giovane mentre si allontanava, Ohno pensò che purtroppo il suo primo tentativo era stato un fallimento. Di certo, a parer suo, Jun non era stato rassicurante sul suo orientamento sessuale, dato che aveva eluso tutte le sue domande. Ma, in effetti, quando mai Jun era stato rassicurante in qualcosa?
Fandom: Arashi
Genere: demenziale? privo di senso?
Rating: PG
Disclaimer: no, non mi appartengono, ma sono di un vecchiaccio che si fa chiamare Johnny
Note: diciamo che l'intera cosa è partita da questa domanda: come reagirebbero gli Arashi se sapessero cosa scrivono su di loro le fangirl? Poi il tutto è un po' degenerato, e questo è il risultato. Ah, e io sono ironica, eh. Sono la prima che scrive una marea di porcate su di loro ^^
Ohno era interessato alla sfida. In quanto leader degli Arashi, era suo compito interessarsi anche delle faccende personali dei quattro pulcini a lui affidati, e Jun-kun era figlio più piccolo, quindi necessitava di maggiori cure.
Inoltre... pensava che Aiba-chan non si sbagliasse del tutto. Ecco cosa c’era di strano. Jun-kun era un così bel ragazzo, e di sicuro riceveva decine di dichiarazioni... era impossibile che in tutto quel tempo non avesse mai avuto una relazione. A meno che non avesse avuto seri motivi per tenerla nascosta.
Per questi motivi, aveva deciso di darsi da fare per scoprire la verità.
A quello che aveva visto in quei dieci anni, e anche da quello che aveva letto in un bellissimo libro sui rapporti interpersonali che i suoi cari compagni gli avevano consigliato di leggere tempo addietro, era certo che Jun fosse legato agli altri membri degli Arashi da una forte amicizia, un profondo sentimento fraterno e tanti altri bei sentimenti facilmente trovabili sotto la voce ‘affetto’ di qualsiasi dizionario.
Quindi, una volta tornato in hotel, aveva cercato suddetta parola nel suo dizionario tascabile. Il sinonimo maschile ‘affetto’ stava a significare:
-sentimento positivo di tenerezza e bene che lega due persone o che si prova per qualcuno o qualcosa
-l’oggetto del sentimento, la persona a cui si vuole bene
-sensazione di piacere o dispiacere evocata da uno stimolo; complesso emozionale associato a uno stato mentale
Dalla sua analisi, Ohno aveva dedotto che Jun provava affetto per gli altri membri degli Arashi e viceversa; lo si poteva intuire dai piccoli gesti quotidiani, come quello di passare a Sho-kun l’asciugamano dopo le prove. O quando gli chiedeva se quel finesettimana la pesca era stata buona. O quando accettava di giocare per ore ai videogames con Nino. O quando stava tutto il tempo ad ascoltare le chiacchiere di Aiba (e in questo caso, più che di affetto, si poteva anche parlare di adorazione, considerata la mole delle chiacchiere del ragazzo).
Di conseguenza, gli Arashi erano l’affetto di Jun.
Tuttavia, era la terza definizione a risultargli incomprensibile. Non riusciva a comprendere, non tanto come stare in compagnia di qualcuno potesse provocare piacere, lui stesso provava una piacevole sensazione di benessere quando era in compagnia dei suoi compagni, quanto il riferimento agli “stimoli” che dovevano evocare tale sensazione. Più che altro, si domandava quali fossero e come agissero. Quindi, per dissipare i suoi dubbi e per cercare di scoprire la verità, aveva deciso che l’unica soluzione consisteva nel domandarlo francamente al diretto interessato.
Il caso volle che, proprio in quel momento, Ohno incrociasse Matsumoto nel corridoio dell’hotel.
Il ragazzo era reduce da una giornata alquanto negativa; anche se le prove non erano andate male, il suo umore era comunque dei più neri: quel giorno pioveva, infatti. E la pioggia portava umidità nell’aria. E l’umidità gonfiava i capelli. Inoltre, la notte prima non aveva dormito quasi nulla, quindi le sue occhiaie arrivavano al pavimento.
Insomma, una giornata da incubo. Per questo, quando vide il Riida avvicinarsi con un sorriso serafico in volto e l’intenzione palese di fare conversazione, impallidì. Di solito era una persona abbastanza gentile, ma quel giorno era stanco, nevrastenico e veramente poco incline alla tolleranza.
Le dita della sua mano destra iniziarono a muoversi convulsamente. Anche perché non potev… ehm, non VOLEVA compiere un omicidio: aveva il vago sospetto che l’affermazione ‘Mi infastidiva’ non sarebbe stata accettata dalla giuria come movente giustificabile alla sua azione. Neanche poteva spacciarla per legittima difesa. Purtroppo il tribunale non riteneva la protezione delle sue orecchie da stupide domande un atto deliberato di molestie nei suoi confronti, tale da giustificare l’omicidio.
Queste leggi buoniste.
Si guardò attorno, alla disperata ricerca di una scappatoia. Niente.
Impostò la sua migliore espressione arcigna, sperando che il compagno capisse che non era momento.
-Jun-kun!
Troppo tardi.
-Nani?
-Avrei qualche domanda da farti.
Oh, no.
-Lo immaginavo.
-Davvero? Quindi non ci sono problemi.
-...
-Perfetto!
Se Ohno in quel momento non fosse stato quasi totalmente privo di inflessioni nel parlare e nel viso, Jun avrebbe avuto la sensazione di carpire una certa euforia nel modo in cui aveva pronunciato quella semplice parola. Oltre ad un vago sentore di minaccia.
In ogni caso, ormai non poteva rifiutarsi. O forse sì? In fondo si trattava solo di fare la figura del maleducato, scostante e arrogan...
-A te piace qualcuno degli Arashi?
-Eh?
Ohno studiò attentamente l’espressione di Jun: occhi sgranati, gote impallidite e bocca leggermente socchiusa. Catalogò il tutto come “stupore”.
-Quindi ce n’è uno che ti piace.
-Non ti ho risposto, mi pare.
-Nel libro che mi avete consigliato qualche tempo fa c’è scritto che quando qualcuno si dimostra stupito da una domanda, il più delle volte è perché tale domanda risulta veritiera.
Spiegò tranquillamente. Jun provò un ardente desiderio di farlo a fette. Doveva solo andare nelle cucine, prendere un coltello e...
-Come dimostri il tuo affetto?
-Io non sono innamorato di nessuno di voi, Riida.
Si affrettò a precisare Jun. Però, cavolo, la morte del Leader gli avrebbe potuto creare qualche problema.
-Ah... quindi per te affetto e amore sono la stessa cosa?
Domandò un po’ smarrito. La risposta assolutamente fuori luogo di Matsujun l’aveva confuso. Prima, era convinto che affetto e amore fossero due faccende diverse, ora a quanto pareva erano legate tra loro.
-No- inspirò a fondo – non sono la stessa cosa.
-Allora perché hai risposto di non essere innamorato di nessuno di noi?
-Perché pensavo... lascia perdere.
Ohno rifletté per qualche secondo. Il colorito purpureo che stava assumendo il volto di Matsujun poteva essere tranquillamente imbarazzo o rabbia. Di sicuro, era preda di una forte emozione che stava alterando il suo solitamente impeccabile atteggiamento da ghiacciolo.
-Ti stai arrabbiando, Jun-kun?
-No.
Lui non si stava arrabbiando. Affatto. Si stava semplicemente imbestialendo, che era un fattore ben diverso. Ohno avrebbe dovuto leggersi meglio quel dannato libro. Sempre che vivesse abbastanza a lungo da comprenderne le sfumature.
-No, perché avevo questa impressione...
-Sbagliata.
-Se lo dici tu. Tornando all’affetto.
-Senti. Seriamente, perché non controlli nel dizionario? O chiedi consiglio a una ragazza, ne? In ogni caso, Riida, non a me. Non oggi, grazie.
Il ragazzo fece per allontanarsi, quando Ohno lo bloccò ancora.
-Jun-kun, c’è qualcosa che mi devi dire?
-Eh? Proprio no, Riida.
-Quindi...
-Io vado.
Osservando la schiena ossuta del compagno più giovane mentre si allontanava, Ohno pensò che purtroppo il suo primo tentativo era stato un fallimento. Di certo, a parer suo, Jun non era stato rassicurante sul suo orientamento sessuale, dato che aveva eluso tutte le sue domande. Ma, in effetti, quando mai Jun era stato rassicurante in qualcosa?
no subject
che razza di capitolo è questo????
ohno ha due neuroni di cui uno ancora imbustato!XDDD
bellissimo il jun nevrotico , bellissimo il fare professionale del rida!
hahahah, quante risate
no subject
no subject
no subject
no subject
Certo che povero Jun ci credo che voleva farlo a fette XD