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Titolo: XI
Genere: raccolta
Pairing: nessuno
Rating: safe
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono u_u
Note: dunque, come tutti (?) sanno, oggi è l'undicesimo anniversario degli Arashi. Per l'occasione, pubblico una raccolta di undici brevi 'storie', tutte dal punto di vista di Aiba, delle riflessioni sugli avvenimenti più significativi da quando è entrato nei Johnny's, sul suo rapporto con gli Arashi in generale e con i singoli membri. Alcune informazioni sono state ricavate da interviste e video, altre sono state inventate di sana pianta XD
Non starò a dilungarmi su quello che significano gli Arashi per me. Semplicemente, quello che mi è successo con loro non mi era mai successo prima. Non potrò mai benedire abbastanza il giorno in cui ho scoperto della loro esistenza.
Buon anniversario ♥
Per molti anni Aiba era rimasto convinto del fatto di essere una delle persone che meglio conoscevano Nino.
Ai tempi dei Juniors era sicuramente così: Nino era un tipo fintamente socievole, nel senso che era in grado di parlare e scherzare con tutti, ma solo con pochi si sentiva pienamente a suo agio. Aiba sapeva che, per Nino, lui era quella persona, nell’agenzia: solo lui veniva invitato a casa sua, solo a lui Nino rivelava ciò che pensava veramente (nella maggior parte dei casi, cattiverie della peggior specie) delle persone che li circondavano.
Aiba era consapevole del fatto che Nino fosse una persona difficile da approcciare e che fosse difficile instaurare con lui un solido rapporto d’amicizia; tanto più che la pensavano in due modi completamente diversi: tanto Aiba era positivo e spontaneo, tanto Nino era pessimista e calcolatore. Nonostante conoscesse i suoi difetti, gli piaceva essere amico di Nino. Gli piaceva prendere ogni sera il suo stesso treno, giocare insieme alla Playstation, prendere in giro i coreografi sperando di non essere sentiti.
E il fatto che Nino, che tendeva a non legarsi molto agli altri, avesse deciso di accettare quell’amicizia, lo faceva sentire quasi onorato.
Anche dopo il debutto, Aiba poteva affermare con orgoglio di essere una delle poche persone ad aver visto il vero volto di Nino. Era convinto che fossero migliori amici.
Fu circa alla fine del 2000 che si era reso conto di come stavano realmente le cose. Un giorno, durante le prove, il loro coreografo aveva fatto un errore che persino dei novellini come loro avevano notato. Come d’abitudine, Aiba aveva girato leggermente la testa a destra, pronto a sentire il commento sarcastico di Nino e preparandosi all’idea di passare il resto della lezione a cercare di non incrociare lo sguardo dell’amico per non scoppiare a ridere.
Ma non era arrivato alcun commento.
In compenso, guardando nello specchio della sala, aveva visto il riflesso di Nino avvicinarsi a quello di Ohno per sussurrargli qualcosa con un sorrisino, e i due scambiarsi poi un’occhiata divertita.
Fino a quel momento non ci aveva mia fatto troppo caso; non si era reso conto né del fatto che il tempo che passava con Nino era sensibilmente diminuito, né del fatto che da qualche mese il suo amico e Ohno sembravano inseparabili.
Si era accorto improvvisamente del fatto che Nino aveva un altro amico importante; non solo: questo nuovo amico sembrava molto più ‘amico’ di lui. Perché con lui Nino non si era mai comportato come si comportava con Ohno.
Era triste e doloroso: per tanto tempo si era considerato una sorta di eletto e, all’improvviso, tutto era andato in frantumi. Era stato brutalmente messo da parte. Odiava Nino perché era volubile e meschino, odiava Ohno perché gli aveva rubato il suo migliore amico e odiava gli Arashi perché era colpa del gruppo se le cose erano andate così. In realtà odiava anche Johnny per aver messo Ohno nel gruppo, e soprattutto odiava gli SMAP, perché ERA TUTTA COLPA LORO.
Ovviamente, non era riuscito a nascondere il suo malumore per troppo tempo. Un giorno, dopo un’apparizione in un programma musicale, era riuscito a bloccare Nino prima che uscisse dal camerino.
-Ti va di venire a casa mia stasera? Ho un nuovo gioco che...
-Scusa, Aiba, ma stasera sono da Riida... un’altra volta, ok?
Dopo di che Nino era andato via, e non aveva potuto fare a meno di accasciarsi a terra nel camerino ormai deserto. Si sentiva come se fosse stato lasciato indietro: gli impegni di Jun si erano moltiplicati, Sho, tra università e Arashi, non aveva nemmeno il tempo per respirare, e quei due... quei due passavano insieme ogni momento. Si sentiva incredibilmente solo: Nino si era stancato di lui, non gli voleva più bene.
Piangeva così forte che non si era accorto di Nino che era rientrato per recuperare una felpa.
-Aiba...?
Vedendolo, si era subito asciugato il volto.
-Che succede? Perché stai piangendo?
-Nulla, non ti preoccupare.
-Come nulla? Mi vuoi dire...
-Ho detto che non è nulla! – era rimasto lui stesso sorpreso dal tono astioso della propria voce, quindi aveva cercato di calmarsi prima di continuare – vai, Ohno-kun ti starà aspettando.
Ovviamente Nino non gli aveva dato retta, e aveva mormorato divertito:
-Dark Masaki, eh?
-Che stai dicendo?
-Dark Masaki. La tua seconda personalità, quella da yakuza incazzoso. Non l’avevo mai vista.
Non stava prestando molta attenzione alle sciocchezze di cui l’altro stava parlando, perché Nino gli stava sorridendo, e tutto sembrava normale. Tuttavia non lo era, e non era riuscito a fermare la seconda ondata di lacrime.
-Dimmi, Nino, ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?
-Che vuoi dire?
-Perché tu... passi tutto il tempo con Riida, e così ho pensato... che non mi volessi più bene...
E lì la commozione aveva raggiunto l’apice, e aveva ripreso a singhiozzare vergognosamente. Iniziare a deriderlo o uscire seccato dalla stanza sarebbe stato molto da Nino, invece il ragazzo gli pose una domanda che ebbe il potere di porre un freno ai suoi singhiozzi.
-Quindi ora hai capito?
-Che cosa? – aveva chiesto smarrito; Nino si era seduto accanto a lui.
-Ti ho chiesto se hai capito come mi sono sentito quando hai stretto amicizia con Matsujun; certo, continuavi a passare il tempo con me, ma temevo che Jun potesse prendere il mio posto da un momento all’altro. Mi chiedevo ‘quand’è che si stancherà di uno come me?’. Per te è molto facile fare amicizia con gli altri, quindi non hai mai pensato a queste cose, ma io... avevo solo te. Anche se da quando ci sono gli Arashi le cose hanno iniziato a cambiare, almeno dentro di me.
Era sorpreso del fatto che Nino fosse stato geloso per colpa di Jun, era una cosa che non si sarebbe mai aspettato e che lo lusingava.
-E Riida?
-Con Satoshi... è diverso. Sto bene con lui, mi sento... non riesco a spiegarmi, non è semplice.
Nino si era poi alzato per dirigersi verso la porta, ma aveva continuato a parlare, dandogli le spalle –Sai... tu sei uno stupido; sei troppo ingenuo e casinista, e fai sempre un sacco di chiasso. Non sei sveglio, sei un sempliciotto, sorridi troppo allegramente e troppo spesso. Ma...- il tono di voce era a quel punto cambiato, e Aiba poteva scommetterci, stava sorridendo –le persone come te non mi dispiacciono affatto.
Era felice.
Nino non gli aveva detto che voleva più bene a lui che a Ohno. Forse perché era impossibile scegliere, o forse perché Ohno era ‘diverso’. In undici anni se n’erano resi conto tutti: non si sapeva cosa, ma c’era qualcosa di diverso.
Quando credeva che Ohno lo odiasse, ne aveva parlato con Nino, e lui gli aveva detto di non preoccuparsi, perché Ohno era ‘fatto così’. All’epoca aveva provato una fitta di gelosia per quelle parole, ma in seguito le aveva capite: se Nino si era legato così a Satoshi era perché anche lui era ‘fatto così’. Erano due tipi particolari; diversi nella loro assurdità, ma pur sempre assurdi.
Quella fu la prima e unica volta che Nino gli disse una cosa del genere, perché non era da lui, ma da quel giorno, Aiba non aveva più dubitato della sua amicizia.
Genere: raccolta
Pairing: nessuno
Rating: safe
Disclaimer: gli Arashi non mi appartengono u_u
Note: dunque, come tutti (?) sanno, oggi è l'undicesimo anniversario degli Arashi. Per l'occasione, pubblico una raccolta di undici brevi 'storie', tutte dal punto di vista di Aiba, delle riflessioni sugli avvenimenti più significativi da quando è entrato nei Johnny's, sul suo rapporto con gli Arashi in generale e con i singoli membri. Alcune informazioni sono state ricavate da interviste e video, altre sono state inventate di sana pianta XD
Non starò a dilungarmi su quello che significano gli Arashi per me. Semplicemente, quello che mi è successo con loro non mi era mai successo prima. Non potrò mai benedire abbastanza il giorno in cui ho scoperto della loro esistenza.
Buon anniversario ♥
Per molti anni Aiba era rimasto convinto del fatto di essere una delle persone che meglio conoscevano Nino.
Ai tempi dei Juniors era sicuramente così: Nino era un tipo fintamente socievole, nel senso che era in grado di parlare e scherzare con tutti, ma solo con pochi si sentiva pienamente a suo agio. Aiba sapeva che, per Nino, lui era quella persona, nell’agenzia: solo lui veniva invitato a casa sua, solo a lui Nino rivelava ciò che pensava veramente (nella maggior parte dei casi, cattiverie della peggior specie) delle persone che li circondavano.
Aiba era consapevole del fatto che Nino fosse una persona difficile da approcciare e che fosse difficile instaurare con lui un solido rapporto d’amicizia; tanto più che la pensavano in due modi completamente diversi: tanto Aiba era positivo e spontaneo, tanto Nino era pessimista e calcolatore. Nonostante conoscesse i suoi difetti, gli piaceva essere amico di Nino. Gli piaceva prendere ogni sera il suo stesso treno, giocare insieme alla Playstation, prendere in giro i coreografi sperando di non essere sentiti.
E il fatto che Nino, che tendeva a non legarsi molto agli altri, avesse deciso di accettare quell’amicizia, lo faceva sentire quasi onorato.
Anche dopo il debutto, Aiba poteva affermare con orgoglio di essere una delle poche persone ad aver visto il vero volto di Nino. Era convinto che fossero migliori amici.
Fu circa alla fine del 2000 che si era reso conto di come stavano realmente le cose. Un giorno, durante le prove, il loro coreografo aveva fatto un errore che persino dei novellini come loro avevano notato. Come d’abitudine, Aiba aveva girato leggermente la testa a destra, pronto a sentire il commento sarcastico di Nino e preparandosi all’idea di passare il resto della lezione a cercare di non incrociare lo sguardo dell’amico per non scoppiare a ridere.
Ma non era arrivato alcun commento.
In compenso, guardando nello specchio della sala, aveva visto il riflesso di Nino avvicinarsi a quello di Ohno per sussurrargli qualcosa con un sorrisino, e i due scambiarsi poi un’occhiata divertita.
Fino a quel momento non ci aveva mia fatto troppo caso; non si era reso conto né del fatto che il tempo che passava con Nino era sensibilmente diminuito, né del fatto che da qualche mese il suo amico e Ohno sembravano inseparabili.
Si era accorto improvvisamente del fatto che Nino aveva un altro amico importante; non solo: questo nuovo amico sembrava molto più ‘amico’ di lui. Perché con lui Nino non si era mai comportato come si comportava con Ohno.
Era triste e doloroso: per tanto tempo si era considerato una sorta di eletto e, all’improvviso, tutto era andato in frantumi. Era stato brutalmente messo da parte. Odiava Nino perché era volubile e meschino, odiava Ohno perché gli aveva rubato il suo migliore amico e odiava gli Arashi perché era colpa del gruppo se le cose erano andate così. In realtà odiava anche Johnny per aver messo Ohno nel gruppo, e soprattutto odiava gli SMAP, perché ERA TUTTA COLPA LORO.
Ovviamente, non era riuscito a nascondere il suo malumore per troppo tempo. Un giorno, dopo un’apparizione in un programma musicale, era riuscito a bloccare Nino prima che uscisse dal camerino.
-Ti va di venire a casa mia stasera? Ho un nuovo gioco che...
-Scusa, Aiba, ma stasera sono da Riida... un’altra volta, ok?
Dopo di che Nino era andato via, e non aveva potuto fare a meno di accasciarsi a terra nel camerino ormai deserto. Si sentiva come se fosse stato lasciato indietro: gli impegni di Jun si erano moltiplicati, Sho, tra università e Arashi, non aveva nemmeno il tempo per respirare, e quei due... quei due passavano insieme ogni momento. Si sentiva incredibilmente solo: Nino si era stancato di lui, non gli voleva più bene.
Piangeva così forte che non si era accorto di Nino che era rientrato per recuperare una felpa.
-Aiba...?
Vedendolo, si era subito asciugato il volto.
-Che succede? Perché stai piangendo?
-Nulla, non ti preoccupare.
-Come nulla? Mi vuoi dire...
-Ho detto che non è nulla! – era rimasto lui stesso sorpreso dal tono astioso della propria voce, quindi aveva cercato di calmarsi prima di continuare – vai, Ohno-kun ti starà aspettando.
Ovviamente Nino non gli aveva dato retta, e aveva mormorato divertito:
-Dark Masaki, eh?
-Che stai dicendo?
-Dark Masaki. La tua seconda personalità, quella da yakuza incazzoso. Non l’avevo mai vista.
Non stava prestando molta attenzione alle sciocchezze di cui l’altro stava parlando, perché Nino gli stava sorridendo, e tutto sembrava normale. Tuttavia non lo era, e non era riuscito a fermare la seconda ondata di lacrime.
-Dimmi, Nino, ho fatto qualcosa che ti ha fatto arrabbiare?
-Che vuoi dire?
-Perché tu... passi tutto il tempo con Riida, e così ho pensato... che non mi volessi più bene...
E lì la commozione aveva raggiunto l’apice, e aveva ripreso a singhiozzare vergognosamente. Iniziare a deriderlo o uscire seccato dalla stanza sarebbe stato molto da Nino, invece il ragazzo gli pose una domanda che ebbe il potere di porre un freno ai suoi singhiozzi.
-Quindi ora hai capito?
-Che cosa? – aveva chiesto smarrito; Nino si era seduto accanto a lui.
-Ti ho chiesto se hai capito come mi sono sentito quando hai stretto amicizia con Matsujun; certo, continuavi a passare il tempo con me, ma temevo che Jun potesse prendere il mio posto da un momento all’altro. Mi chiedevo ‘quand’è che si stancherà di uno come me?’. Per te è molto facile fare amicizia con gli altri, quindi non hai mai pensato a queste cose, ma io... avevo solo te. Anche se da quando ci sono gli Arashi le cose hanno iniziato a cambiare, almeno dentro di me.
Era sorpreso del fatto che Nino fosse stato geloso per colpa di Jun, era una cosa che non si sarebbe mai aspettato e che lo lusingava.
-E Riida?
-Con Satoshi... è diverso. Sto bene con lui, mi sento... non riesco a spiegarmi, non è semplice.
Nino si era poi alzato per dirigersi verso la porta, ma aveva continuato a parlare, dandogli le spalle –Sai... tu sei uno stupido; sei troppo ingenuo e casinista, e fai sempre un sacco di chiasso. Non sei sveglio, sei un sempliciotto, sorridi troppo allegramente e troppo spesso. Ma...- il tono di voce era a quel punto cambiato, e Aiba poteva scommetterci, stava sorridendo –le persone come te non mi dispiacciono affatto.
Era felice.
Nino non gli aveva detto che voleva più bene a lui che a Ohno. Forse perché era impossibile scegliere, o forse perché Ohno era ‘diverso’. In undici anni se n’erano resi conto tutti: non si sapeva cosa, ma c’era qualcosa di diverso.
Quando credeva che Ohno lo odiasse, ne aveva parlato con Nino, e lui gli aveva detto di non preoccuparsi, perché Ohno era ‘fatto così’. All’epoca aveva provato una fitta di gelosia per quelle parole, ma in seguito le aveva capite: se Nino si era legato così a Satoshi era perché anche lui era ‘fatto così’. Erano due tipi particolari; diversi nella loro assurdità, ma pur sempre assurdi.
Quella fu la prima e unica volta che Nino gli disse una cosa del genere, perché non era da lui, ma da quel giorno, Aiba non aveva più dubitato della sua amicizia.