Eeeee viene giù dal cieeel.... lentoooo
Feb. 12th, 2010 04:23 pmFinalmente l'ho vista!
( Della serie: i miracoli non arrivano mai soli (???) )
Quando entrò nel camerino del Riida, lo trovò sepolto con Nino in una nuvola fiorita.
-Ohayo, Sho-san!
Esclamò Ohno cercando di districarsi tra i mazzi di fiori.
-Questi cosa...?
-Fan.
Spiegò Nino buttando a terra i fiori che lo sommergevano e alzandosi in piedi.
-A quanto pare il nostro Captain ultimamente ha molto successo...
Sogghignò ancora Ninomiya facendo assumere a Ohno una faccia alquanto orgogliosa, anche se cercava di non darlo a vedere.
-Così pare... però sono davvero tanti, non so dove metterli...
Fu allora che Sho notò lo sguardo di Nino fisso su di lui, come se volesse dirgli qualcosa; qualsiasi osservatore avrebbe pensato che il ragazzo stesse flirtando con lui con il solo sguardo.
-Sono sicuro che da te se lo aspetti.
Disse poi Nino, interrompendo il silenzio che si era creato nella stanza.
-Eh?
Fecero Ohno e Sakurai all’unisono, non capendo a cosa si stesse riferendo.
-Se io fossi la tua metà, sarei deluso...
Ah! Sho capì in quel momento cosa Nino gli stava suggerendo di fare. Ma era una cosa assurda! Così vergognosa e stupida che non gli sarebbe mai venuta in mente.
-Secondo il mio punto di vista...
-Conosco il tuo punto di vista, Nino, grazie. Ma non ho intenzione di fare una cosa simile. Lui mi conosce.
-Appunto, ti conosce e sa che una persona seria e imbalsamata come te non farebbe mai una cosa del genere.
-Non forziamo Sho-kun, ne?
Intervenne Ohno quando notò come Sakurai si fosse teso al tono provocatorio di Nino, il quale lo guardò con rimprovero, chiedendogli tacitamente da che parte stesse.
-Aiba-chan, sbagli sempre il solito movimento, non è possibile...
Esclamò esasperato Jun. Erano quasi le sette di sera, ed erano nella sala prove già da due ore: Aiba dopo pranzo lo aveva implorato di aiutarlo a ripassare una coreografia, visto che era stato ormai abbandonato dal coreografo, stufo di combattere una guerra persa in partenza.
-Mh? Come, questo?
Continuò a fare lo stesso movimento due o tre volte, sbagliandolo sempre. Jun lo osservò ridicolizzarsi fino a quando il ballerino dentro di lui non si offrì di dargli una mano. Si alzò in piedi e gli si accostò, poggiandosi alla sua schiena e afferrandogli i fianchi.
-I fianchi stanno fermi, devi muovere solo il busto.
Poteva sentire le ossa sporgenti delle anche sotto il leggero tessuto della maglietta di Aiba, sentiva la schiena dell’altro muoversi contro il suo petto. Che agonia! Essere così vicino ad Aiba al punto di sentire il calore emanato dal suo corpo, da poter vedere ogni singola goccia di sudore che scendeva lungo il suo collo... era dolorosamente dolce. Per un paio di volte fu tentato di prendere, anche con la forza, ciò che non poteva avere, ciò che gli era proibito... ma non lo fece. Ignorò l’urgenza, perché lui rispettava Sho e Masaki.
Era quasi ora di andare via quando Aiba rientrò nel suo camerino, sudato come non mai, ma abbastanza soddisfatto; la coreografia, grazie all’aiuto di Jun, non era andata così male. La sua intenzione era di entrare a prendere un cambio per poi filare in doccia, ma si immobilizzò quando vide ciò che c’era su un tavolino: un girasole. Non un mazzo di girasoli, uno solo. E accanto a esso, un bigliettino dove, con una calligrafia che gli fece sbattere il cuore contro il petto, una sola parola: ‘Baka’.
-Avete visto Sho-kun?
Chiese spalancando la porta del camerino di Ohno, non facendo nessuna domanda sulla quantità di fiori che lo invadevano. Quando Nino e Ohno scossero la testa, fuggì via correndo per il corridoio, tenendo tra le mani quell’unico girasole.
Ohno osservò Nino, che aveva lo sguardo piantato sulla porta.
-Come mai hai consigliato a Sho-kun proprio un girasole?
Consigliato era una parola grossa, visto che gliel’aveva praticamente infilato tra le mani e lo aveva spinto fuori dalla stanza.
-Conosci il mito di Apollo e Clizia?
Scosse la testa.
-Clizia era una ninfa innamorata di Apollo, Dio del Sole, il quale però la trascurava per recarsi da un’altra fanciulla, figlia di un re; allora, gelosa, Clizia svelò al re l’unione di sua figlia con il Dio Sole, e questo la fece seppellire viva. Apollo, però, perduta la sua amata, non volle più vedere Clizia, la quale cominciò a deperire, rifiutando di nutrirsi e bevendo solamente la brina e le sue lacrime. La ninfa trascorse il resto dei suoi giorni seduta a terra ad osservare il dio che conduceva il carro del Sole in cielo senza rivolgerle neppure uno sguardo, finché, consumata dall’amore, si trasformò in un fiore, che cambia inclinazione durante il giorno secondo lo spostamento dell’astro nel cielo, e perciò è detto girasole.
Si girò verso di lui, fissandolo con un sorriso mesto.
-Aiba-chan... è come il Sole, no? Chiunque non può fare a meno di desiderare di scaldarsi alla sua luce.
-Perché...?
Sussurrò Ohno, improvvisamente serio, guardandolo con un’aria quasi spaventata.
-Perché cosa?
-Tu... Aiba-chan...
Scrollò le spalle, come a fargli capire che non gli importava granchè.
-Voglio che sia felice.- disse semplicemente. Si lasciò sfuggire un’esclamazione sorpresa quando Ohno lo abbracciò improvvisamente.
-Riida... che diavolo...?
-Gome, Nino-chan...
-Eh?
-Io... non mi sono reso conto che anche tu stavi soffrendo... gome...
Disse con voce impastata di lacrime mentre affondava il viso nell’incavo tra il collo e la spalla; Nino sentì le mani dell’altro stringersi sulla sua maglia, sentì le sue braccia avvolgerlo completamente in un abbraccio protettivo... posò le sue braccia sulla schiena di Satoshi, stringendolo a sua volta in un modo quasi disperato.
Sentì tutta l’ansia che aveva provato in quelle settimane piombargli addosso tutta insieme, facendogli lacrimare gli occhi. Faceva male. Faceva così male.
Affondò il suo viso tra i capelli morbidi di Ohno, cercando di nascondere le sue lacrime.
La porta del suo camerino non fece in tempo a richiudersi, che Aiba gli si buttò addosso con tutto il suo peso, seppur esiguo.
-Che diavolo...?
Le sue parole furono bloccate dalle labbra di Aiba che si posarono sulle sue, intensamente, voracemente. Si staccò dopo poco, sistemandosi meglio su di lui per non perdere l’equilibrio, e gli fece scorrere arditamente il girasole sulla guancia, il volto illuminato da un sorriso.
-Sei tutto sudato, che stavi facendo?
-Ah! Gome! – esclamò, rendendosi conto di essere completamente zuppo mentre il compagno era lindo. -Stavo provando dei passi con Matsujun.
-Baka... potevi farti una doccia prima di correre qui.
Ma non lo disse in tono di rimprovero, bensì con un sorriso.
-Non puoi aspettarti che non mi precipiti da te dopo quello che hai fatto- sventolò il girasole – Non me l’aspettavo... Arigatou!
Quando le labbra di Aiba di poggiarono nuovamente sulle sue, il cervello di Sakurai elaborò un unico pensiero, prima di spegnersi completamente.
Devo un favore a Nino.
-Takeshi-san...
Vide come lo sguardo del suo assistente era posato sulla pila di libri e plichi di fogli che teneva tra le braccia.
-Sì?
-Ehm... sono tutti per Sakurai-san quelli?
Annuì. –Mi sembra naturale. Per chi altri potrebbero essere?
-Ma... non pensa che siano un po’... troppi? Ha già tantissimi impegni senza che si aggiunga anche...
-Se vuole diventare un giornalista serio dovrà farlo. Ovviamente nessuno glielo impone, la scelta spetta a lui... Ma se vuole provare a intraprendere anche questa strada, e così mi sembra di aver capito, dovrà lavorare sodo...