rosa_elefante: (Default)
rosa_elefante ([personal profile] rosa_elefante) wrote2010-11-27 10:12 pm

Hearts' bounds [4/4]

Titolo: Hearts' bounds
Genere: angst, yaoi
Rating: PG-13
Pairing: Sakuraiba
Disclaimer: queste persone non mi appartengono, e anche se mi appartenessero li farei vivere felici e contenti >.<
Note: Dopo 'Non è una fanfiction', avevo deciso che non avrei mai più scritto roba che non avesse un lieto fine. Invece... ci sono ricascata T_T
E' divisa in 4 parti, due dal punto di vista di Sho, due da quello di Aiba. E le frasi che trovate all'inizio cono tratte dalla canzone 'Desire' di Baru e Yasu dei Kanjani8
Parti precedenti: 
Prima parte - Seconda parte - Terza parte

 
“Shibatte... motto ai de mitsumetete
Ubatte... sotto kasanete kuchibiru
Hanasanaide yowasete anate de... kono mama”

“Tie me up with love... stare at me
Steal my lips and bring them together...
Don’t let go and let me get drunk with you, just like this”



AIBA

Ero stordito.
Avevo la pioggia sulle ciglia, su tutto il volto, e la percezione nitidissima del tuo corpo che camminava rapidamente accanto al mio.
Sembrerà stupido, ma è stato in quel momento che la consapevolezza del tuo corpo mi è crollata addosso.
Naturalmente sapevo che eri un uomo. La mia mente lo sapeva. Eppure è stato mentre camminavamo fianco a fianco che il brulicare dei miei pensieri si è raggrumato davanti a quella rivelazione.
Eri un ragazzo. Mani maschili, labbra maschili, corpo maschile. Il timbro della voce.
Un ragazzo.
Questa certezza mi scoppiava nel petto ogni volta che i nostri gomiti si sfioravano casualmente. Mi girava la testa.
Inizialmente volevo davvero solo invitarti a casa, aspettare che il temporale passasse, offrirti qualcosa. Ma due secondi dopo che avevamo iniziato a camminare, la mia mente non concepiva altro che la prospettiva di toccarti.
Sho, la verità era che non mi era mai passato per la mente di portarmi un ragazzo a casa. Certo, ci avevo fantasticato spesso, ma con lo stesso stato d’animo con cui si indugia in qualunque fantasia. Senza una vera convinzione.
Non è che avessi paura: si trattava di sbirciare altri mondi dal buco della serratura restando ancorato alla consapevolezza che non potevo aprire quella porta. Che il mio mondo era un altro.
Con te, ho perso tutte le coordinate.
È strano ripensarci adesso, ma allora non avevo idea di cosa inventarmi per farti capire che ti desideravo. E non ero nemmeno certo che tu fossi gay, che fossi interessato a me.
Ti immaginavo il giorno dopo, ridere con i tuoi colleghi all’università.
“Non ci posso credere, uno dei membri del tuo gruppo?”
“Gay!”
“Ti sto dicendo che ci ha provato con me!”
“Incredibile!”
Non avevo capito niente. Né di te, né di me stesso e dell’inesperienza abissale che avevo accumulato.
Ma non mi importava. Le mie aspettative temporali si fermavano al momento in cui avrei premuto le labbra sulle tue. Dopo, il mondo poteva anche esplodere.
Che tu mi avessi spinto via, che avresti riso di me, che ti saresti arrabbiato o che avresti parlato con dolcezza pietosa. Non mi importava.
Volevo baciarti, anche solo per un istante.
Mi sentivo come se stessi per fare qualcosa di folle e pericoloso: il solo pensiero mi dava le vertigini.
E cazzo, era difficile. Difficile come è stato anche dopo, sempre. Ogni volta che cercavo di avvicinarti, ogni volta che volevo toccarti e mi costringevo a controllarmi, a scegliere il momento migliore, per non apparire troppo immaturo.
Sono andato a letto con tante persone, Sho, questo lo sai. Eppure il desiderio che provavo con te non l’ho mai provato con nessun altro. Con tutti è stato diverso. Con gli altri era piacere.
Con te, era anche dolore.
Ho avuto tanti amanti, ma ho amato solo te.
Mi sono innamorato di altre persone, e ho continuato ad amare te.
Perché ti ha amato prima di tutto la mia incoscienza, e poi la mia fragilità.
Ti ha amato il ragazzo di vent’anni che ancora non sapeva cosa volesse dire amare qualcuno. Desiderare qualcuno tanto da giocarsi tutto in un unico respiro.
Non sono mai stato coraggioso. Il mio coraggio consiste nel non pensare: chiudere gli occhi e buttarsi. Eppure la vertigine c’è sempre stata, tanto da farmi perdere l‘equilibrio. Tu eri apnea. Acqua.
Per la prima volta mi vergognai a morte del disordine infernale che regnava nella mia casa. Per una volta desiderai una casa più grande, più bella, più da adulto. Per te.
Ma avevo solo la devastante voglia di toccarti. Il respiro affannato per la corsa, i vestiti bagnati, la pioggia tra i capelli.

“Cazzocazzocazzo!”
Porta che sbatte. Sguardo in tralice.
Sorriso.
“Temporale”
“Già...”
Cuore che batte.
“Vado a... vado a prenderti un asciugamano”
“Grazie”
Vertigine.
“Arrivo subito”
“Va bene”
Trattenere il fiato... e buttarsi.


Non so dove trovai la forza per fermare i miei passi, quel giorno. So solo che il mondo sembrò capovolgersi, quando mi voltai, e ricordo bene i miei pugni serrati sulle tue braccia. La tua bocca che mi avvolgeva.
Era diverso dalle fantasie, diverso dai baci che avevo scambiato con le ragazze o da quelli che avevo assaggiato nel sonno. Diverso da quelli che vedevo nei film. Diverso, perché il mio corpo evaporava sulla lingua e il tuo era ovunque, contro il petto, sulla nuca, nello stomaco come vuoto d’aria e nei brividi che mi colavano lungo la schiena.
Non era romantico. Non ero io. Io mi ero perso in uno dei tuoi respiri, tanto che a volte credo di essere ancora lì.
Stringevo i pugni sulla tua camicia anche se era evidente che non mi avresti allontanato, e ti spingevo sul letto privo di lucidità, mosso completamente dall’istinto. Ricordo di averti divorato le labbra, di averti strattonato via i pantaloni con i gesti confusi di chi annaspa per tenersi a galla. Ricordo di averti morso con troppa forza, di averti toccato con troppa fretta. Ma non c’è stata un’altra volta in cui io ti abbia sentito così mio, Sho. Neanche quando mio lo sei stato sul serio, quando avevo imparato a leggere le increspature del tuo volto, quando nemmeno la noia era più qualcosa di privato.
Allora, eravamo ancora innocenti.
E non ricordo di essermi più concesso di respirare il tuo odore così a fondo da farmi avvelenare, non ricordo di aver provato più il piacere di sentirti e basta. Senza che ci fosse bisogno di dire nulla, senza nessun orgoglio da salvaguardare. Solo tu. Ed io.
Fu probabilmente la performance peggiore della mia vita, eppure non mi sono mai sentito tanto uomo come nel momento in cui sei entrato in me.
Puoi saperlo da sempre, di essere gay. Ma scopri cosa significhi davvero esserlo solo con il sesso, e in nessun altro modo. Serve un corpo maschile contro il tuo, percepirne sia la forza che la fragilità. Educarsi all’esperienza.
Forse la consapevolezza di ciò che sono maturò proprio quel pomeriggio, e il fatto che tu abbia rivestito un ruolo così fondamentale non poteva che legarmi per sempre a te.
Quando tutto fu finito, quando ti lasciasti cadere sul materasso, al mio fianco, mi accorsi che ero già perdutamente innamorato. Anche se era presto, anche se era folle. Anche se non aveva alcun senso, e probabilmente tu ne avresti riso o scosso la testa.
Io già ti amavo.
Ci sono cose che non ti ho mai detto di quel pomeriggio, cose che credo tu non sospetti nemmeno. Che avrei ricominciato a toccarti solo per andare più piano, per esempio. Per convincermi che ti stavo toccando davvero. O che avrei voluto avere il coraggio di chiederti di restare con me tutta la notte. Trovare il coraggio per toccarti lentamente, per guardarti dormire, sentirti respirare.
Ma non feci nulla di tutto questo.
E non ti dissi che ti amavo perché avevo già intuito quale sarebbe stata la strada che avrei dovuto percorrere per sperare di raggiungerti; lo avevo capito mentre ti baciavo e le tue labbra seguivano le mie, mentre assecondavi i miei movimenti per lasciarmi spazio.
Quel che ti ha sempre eccitato è l’esperienza, e io avevo a mala pena vent’anni. La forza, e io la mia fragilità me la sento ancora addosso. La solidità. E io non sono cresciuto neppure adesso che mi avvicino sempre di più ai trent’anni. Non sono mai stato adulto, mai abbastanza stabile.
Il nostro peccato originale fu il sesso: era bastato un morso e già eravamo condannati.
Continuavo a guardarti, disteso al tuo fianco, ed ero felice come può esserlo un ragazzino. Inconsapevole di tutto, perso nella bellezza del momento. Dentro il presente.
Tu, divertito, mi osservavi. E ti stupivi che io potessi essere così incantato dalle tue mani.
Non capivi. Non potevi capire.

“E’ che ci ho passato le notti, a cercare di ricordarmi i particolari”
“Delle mie mani?”
“Mh”
Esitazione.
“Pensi mai per immagini, Sho-kun?”
“Di rado. Temo di avere una mente piuttosto matematica”
“Eppure, guarda”
Dita intrecciate, in controluce.
“Guarda...”
Silenzio.
“Li vedi i colori, i contrasti? Le linee?”
“Le linee?”
“Hai le ossa più scolpite che io abbia mai visto. Guarda le nocche...”
Silenzio.
“E guarda me, invece... i tendini, le curve...”


A volte avrei voluto gridartelo in faccia mentre litigavamo, o magari sussurrartelo all’orecchio mentre facevamo l’amore.
Osserva le curve.
Pregarti di guardarlo davvero, il mio corpo. Anche costringerti con la forza.
Non avresti capito. E non so se capiresti adesso, Sho, il disperato, terribile bisogno che ho di voltarti le spalle per sempre. Smettere di guardarti le mani, distruggere ogni tua fotografia. E poi ridere di me stesso per non essere mai riuscito a toccarti se non con le carezze, per non aver saputo fare altro che guardarti.
Guardarti crescere, vivere e iniziare ad invecchiare.
Guardarti distogliere gli occhi, cambiare posizione. Mille volte. Cambiare maschera. Senza sapere più cosa mostrarti, cosa mostrare a me stesso. Che foto scattare.
E poi, alla fine di tutto, guardarti andare via.

“Tsurete yuku wa doko made demo... anatagoto
Kitsuku daku wa... atashi dake de yogasasete... ai de”

“I’ll take you anywhere, all of you
I’ll hold you tightly, I’ll be the only one to mess you up with love”
 

[identity profile] sylviakun.livejournal.com 2010-11-27 10:36 pm (UTC)(link)
T_T T_T......lo so' lo so' sono una piagnona ma che ci posso fare non riesco a sopportare i sakuraiba divisi. pero' non posso evitare di leggere le tue ficcy xche' mi piaciono troppo.....( non farci caso e' un po' confusa) XDDDDDDDDDDD!!

[identity profile] rosa-elefante.livejournal.com 2010-11-27 10:38 pm (UTC)(link)
ahahah, no, posso comprendere!
Anche io mentre scrivevo mi dicevo 'li sto separando, sono una merda!'
Ma presto posterò il sequel, che sarà più 'lieto' :)

Grazie per aver letto ^^

[identity profile] ily_chan.livejournal.com 2010-11-28 11:54 am (UTC)(link)
concordo con Silvia i SakurAiba divisi noooo ç_ç
Voglio leggere il sequel al più presto u.u
Quei due testoni si amano tanto e alla fine si sono lasciati.
Baka entrambi!

[identity profile] rosa-elefante.livejournal.com 2010-11-28 01:32 pm (UTC)(link)
Xd Guarda, ho ricevuto quasi delle minacce, per scrivere quel sequel!
Non so come sia venuto fuori, ma spero di aver rimediato un po' a questa tristezza!
Divisi non va bene T___T

[identity profile] ily_chan.livejournal.com 2010-11-28 01:38 pm (UTC)(link)
Che siano bevenute le minaccie allora! Perchè hai proprio ragione divisi non va proprio bene!
E' come voler dividere gli ohmiya! E' impossibileeeee!
SakurAiba insieme per sempre!

[identity profile] jinnypazza82.livejournal.com 2010-12-03 04:01 pm (UTC)(link)
T______T cieloooo
*grabba Masa*
AIBA: se, bella scusa ...
JINNY: no, davvero ... *palp palp* è solo per consolarti ...
AIBA: -__-

*plin plon, fine del delirio*

[identity profile] rosa-elefante.livejournal.com 2010-12-03 04:08 pm (UTC)(link)
Spiegagli che le palpate sono terapeutiche e servono per consolarlo!
ext_616739: (Default)

[identity profile] vikyfaxerfeit.livejournal.com 2011-04-27 06:45 pm (UTC)(link)
ç___ç
questa fanfiction è bellissima!
Mi piace un sacco il modo in cui scrivi.

btw viky desu~ ^^
yoroshiku!

[identity profile] rosa-elefante.livejournal.com 2011-04-27 06:52 pm (UTC)(link)
Aaaah, grazie!! *_*

Ahahah, piacere! Qui Rosa :):)