Love chronicles [13/21]
Feb. 26th, 2010 03:33 pmFandom: Arashi
Genere: yaoi, lemon, e diciamo romantico, ma non troppo
Rating: PG-13
Pairing: indovinate un po'? Ebbene sì, ANCORA Sakuraiba. Ma attenzione, non solo!
Disclaimer: vedete questa mano? *alza la mano che usa per scrivere e scrocchia le dita* un giorno questa mano mi aiuterà a dominare tutto il Johnny Jimusho!
Inizierò dagli Arashi!
Lettori: *arretrano lentamente* ehm, Rosa-chan... hai preso le medicine stamattina?
Autrice: uh *sbatte le palpebre* Sì...
Lettori: .......*silenzio*
Autrice: ehm........ ARASHI FOR DREAAAAAM!!!!! *corre come un demonio*
Note: che dire? Non ho mai scritto delle long fic sugli Arashi, spero sia uscita decentemente. in realtà non ho finito di scriverla, ma non temete, la finirò, SO che desiderate ardentemente leggerla. Basta. un'ultima cosa: Sakuraiba PER LA VITA. stop.
Capitoli precedenti:HERE
( Stai guardando anche tu questa guerra che non conosce fine? )
-Forza, andiamo dentro. - Disse Aiba quasi sconfitto.
Promesse rotte.
-Eh? Ma Sho-kun non è ancora qui.- disse Nino puntualizzando l’evidente – Anche se lo stiamo aspettando da dieci minuti.
Avevano deciso di uscire tutti insieme una sera per andare a mangiarsi qualcosa, visto che ultimamente erano sempre più sommersi dal lavoro. Specialmente Sakurai, che aveva accettato la proposta con grande entusiasmo.
-Visto che non ci ha mandato e-mail e non ha chiamato, vuol dire che verrà. – fece Ohno – Dopotutto, aveva detto che sarebbe venuto.
Si era dettola stessa cosa anche lui, l’ultima volta, e non era venuto comunque, rispose Aiba mentalmente. Ghignò.
-Questo è Sakurai, signori! Probabilmente è troppo impegnato con il suo piano per la dominazione del mondo e non ha potuto contattarci o rispondere alle nostre chiamate! – disse con leggerezza. –Andiamo!
Detto ciò, iniziò a camminare.
Scuse non dette.
-Ehi, Aiba-chan!- sentì Nino chiamarlo.
-Avanti, Nino!- replicò senza guardarsi indietro e senza fermarsi.
-Idiota! Il ristorante è dalla parte opposta!
Si fermò e diede loro un sorriso idiota. Maledetto bastardo.
Notando gli sguardi preoccupati che Ohno e Nino si stavano lanciando l’un l’altro, li assicurò di nuovo.
-Va bene così, davvero.
Scuse non fatte.
Quanto riuscirò a resistere? Quanto dovrò aspettare?
Vedendo l’assenso nei loro occhi, Aiba ghignò, si voltò e wham! Sbattè contro una colonna.
Quanto vuoi farmi aspettare e soffrire in silenzio?
-Stai bene?
Domandò Nino accostandosi a lui.
Ghignò in risposta facendolo irritare. Perché doveva fingere così?
Sono così idiota.
-Lo stavo chiedendo alla colonna, baka, non a te.
Il sorriso del ragazzo svanì.
-Nino-chan! Una simile crudeltà!
-Jun-kun – fece Ohno a bassa voce, in modo da non farsi sentire dagli altri due – Che facciamo?
Jun osservò per qualche istante il ragazzo intento a discutere con un irritato Nino.
-Lasciamolo solo.
Rispose, lasciando il più anziano a contemplare la sua insolita insensibilità.
-Ma...
-Più mostriamo la nostra preoccupazione, più lui finge. È quel tipo di idiota che non vuole far preoccupare gli altri con i suoi sentimenti, ma alla fine finisce per farlo comunque.
-Però...
-Ignoralo e basta, Ohno-kun.
-Ci proverò...
Disse mentre sperava che Aiba mostrasse ciò che sentiva e non lo nascondesse. Dopotutto erano suoi amici, giusto?
Alla fine della loro uscita, Nino propose ad Aiba di riaccompagnarlo a casa, e visto il pericoloso luccichio nei suoi occhi, un suo rifiuto avrebbe forse significato dolore e morte?
I due finirono per bighellonare fuori da un combini aperto fino a tardi a un isolato dalla casa di Ninomiya.
Il più giovane si sedette su una panchina e stiracchiò le braccia verso l’alto e le gambe in avanti prima di guardare intensamente il suo compagno.
-N-nani?
-Ne? Che mi dici di te e Sho-kun?
Forse era la luna piena e il cielo stellato, forse era perché aveva bevuto un po’ troppo, forse era che stare da solo con Nino lo aveva riportato ai vecchi tempi, quando tornavano a casa assieme ogni giorno... o forse era perché era quasi al limite. Qualsiasi cosa fosse, lo fece parlare.
-Sho-kun è un bastardo che sta sviluppando la tendenza a rompere le promesse fatte mentre io... io sono un fottuto idiota! Odio tutto questo, ma...
-Ma non lo odi nonostante tutto.
Rispose Nino con un tono comprensivo, così poco da lui. Annuì.
-Ma lo vorrei!
Kami! Lo voleva disperatamente, in modo da poter un po’ alleviare il suo dolore.
-Vorrei sapere quanto valgo per lui... sempre che valga qualcosa per lui.
-è così, ne sono sicuro.- si domandò se Aiba fosse cosciente delle lacrime che stavano solcando le sue guance.
-Deve essere doloroso, ne, Aiba-chan?
Per quei sentimenti che non possono essere espressi a parole...
Impulsivamente, avvolse le braccia intorno al suo amico, sorprendendolo.
-Non fraintendermi, baka. Non lo sto facendo per qualche ragione romantica.
-Allora perché?
-Chi lo sa...
Ormai non lo sapeva più nemmeno lui. Come si scostò, squillò il cellulare di Aiba.
-è lui! – mormorò il ragazzo fissando lo schermo illuminato.
Non volendo far sapere a Sho che stava piangendo, disse a Nino di rispondere alla chiamata. Nel momento in cui il ragazzo lo fece, riuscì a sentire l’improvviso scendere di temperatura dall’altra linea.
-Nino?
-Ehilà.
-Dov’è Aiba-chan?
-Gli ho chiesto di accompagnarmi, quindi è da me.
Rispose, ricevendo un cenno di approvazione da parte di Aiba mentre Sakurai... era lui o la temperatura era scesa ancora di più?
-Gli puoi dare il cellulare, per favore?
Mimò con la bocca le istruzioni ad Aiba, che gli mimò a sua volta la risposta.
-Ora è in bagno.
-Ok, allora lo aspetto.
-Ok.
-...
-...
-...
-Dal momento che stiamo aspettando entrambi la stessa persona, perché non mi dici come mai oggi non ti sei fatto vedere?
-Ho avuto da fare.
La presa sull’apparecchio si fece improvvisamente più stretta, mentre una vena pulsava pericolosamente sulla sua tempia sinistra.
-Hai preso per il culo Aiba-ch...
Non finì la frase poiché Aiba gli aveva strappato il telefono dalle mani.
-Sho-kun.
-Finalmente. Quanto tempo pensavi di farmi aspettare?
Aiba si accigliò per un momento, poi esplose.
-Parli come se tu non mi avessi fatto aspettare! Anzi, hai fatto aspettare tutti!
-Aiba-chan. – Sho, notando di aver detto le parole sbagliate, tentò di interromperlo, ma quello non glielo permise.
-Non ci hai nemmeno richiamato!
-Aiba-chan.
-D’ora in poi non ti aspetteremo più!
-Ehi!
-Puoi andare al diavolo!
E detto ciò, un Aiba fumante di rabbia riagganciò mentre Nino gli lanciava uno sguardo incredulo.
-Sta suonando di nuovo- gli fece notare.
Stupido bastardo!
-Che c’è?
Abbaiò.
-Voglio vederti.
Disse rapidamente, temendo che l’altro buttasse giù di nuovo.
-Non sono dell’umore adatto, stasera.
-Domani pomeriggio, allora. Intorno all’una?
Aiba ammutolì per un paio di secondi prima di accettare. –All’incrocio vicino a casa tua?
-Sì- come se si stesse scusando indirettamente, Sho aggiunse – è un appuntamento, allora.
Arrossendo leggermente, Masaki rispose: -Non lo chiamerò appuntamento fino a che tu non sarai con me domani.
-Come vuoi.
Fece prima di riagganciare. Guardò i documenti sparsi sul suo tavolo e sospirò. Del lavoro in più gli aveva impedito di uscire... ma nonostante questo fatto, non odiava il lavoro. Era irritato? Sì, ma non lo odiava. Gli piaceva farlo. E per domani? Takeshi-san gli aveva detto di partecipare a una conferenza da spettatore, dicendo che gli sarebbe stato molto utile, e lui ovviamente aveva accettato, ma confidava nel fatto che finisse prima dell’una. Allora avrebbe visto Masaki.
Il manager fissò Sakurai che continuava a guardare furtivamente il suo orologio mentre stringeva ed allentava le mani. In un basso mormorio e con le labbra che si muovevano impercettibilmente, disse:
-Smettila di agitarti.
-Sumimasen, Takeshi-san.
Guardò nuovamente l’orologio. Maledizione! Mancava meno di mezz’ora all’una e la conferenza non sembrava stesse per finire presto. Fulminò l’uomo di mezza età che stava parlando decisamente troppo per i suoi gusti.
Guardò nuovamente l’orologio. Aiba o quello?
Scattò in piedi attirando su di sé lo sguardo di tutti i presenti. Fece un inchino al suo manager e poi agli altri, e se ne andò velocemente.
Stupido. Pensò Takeshi-san mentre osservava il cellulare del ragazzo sul pavimento.
Una corrente di imprecazioni attraversò la mente di Sho quando mise la mano in tasca per prendere il cellulare, non trovandolo. Doveva essere caduto, pensò. Senza, non poteva né chiamare né mandare e-mail. Guardò l’orologio. Più o meno il treno su cui era sarebbe arrivato sedici o diciassette minuti in ritardo, e ciò voleva dire che avrebbe ritardato di venti minuti.
Cazzo!
‘Noi non ti aspetteremo!’
Chiuse gli occhi, appoggiando la testa al finestrino.
Aiba-chan, questa volta... questa volta, aspettami. Sto arrivando.
Masaki sospirò come ascoltò il messaggio registrato dall’altra linea. Dio! Era così stupido. Avrebbe dovuto saperlo... avrebbe dovuto respingere Sho, ma era stato confuso da quelle parole.
Sono così stupido.
Alla fine, realizzò quanto non contasse nulla per l’altro.
Ma lui non avrebbe pianto. Non questa volta. Piangere era per chi aveva il cuore spezzato e lui non ce l’aveva. Infatti, sembrava essere divertito da tutto questo, in un modo masochista. Aveva un piccolo sorriso sul viso che divenne un ghigno all’improvvisa doccia. Osservò la gente che corse via in cerca di un riparo dalla pioggia.
Una signora anziana avanzò verso il punto in cui si trovava, che si era affollato. Vedendo che non c’era spazio per lei, Aiba le offrì il suo posto, sorprendendola. Sorrise appena e corse sotto la pioggia per comprare un ombrello.
Stai guardando questa guerra che non conosce fine?
Sho ora aveva capito che quello era proprio un giorno no. Prima, la conferenza, poi il suo cellulare e ora un’improvvisa doccia. Gli dei si stavano sicuramente divertendo a vederlo correre nella pioggia, bagnato e in ritardo. Raggiunse il luogo dell’incontro e scannerizzò il mare di persone in cerca di un volto familiare. Il suo cuore si fermò. Aiba non era da nessuna parte. Si voltò a lato poi si bloccò. Masaki...
Aiba sussultò il secondo in cui il suo polso sinistro venne afferrato e fatto voltare. Boccheggiò.
-Meglio tardi che mai, giusto?
Disse Sho tra gli ansimi. Osservò quelle iridi castane sgranare di felicità e sollievo.
-Sei venuto...- mormorò.
Sho era lì, in piedi davanti a lui, bagnato e con addosso un abito elegante. Sentì una mano pallida scivolare dal suo polso alla sua mano per stringere leggermente le sue dita, nascoste da sguardi indiscreti dalle lunghe maniche del giaccone. Quando il suo ragazzo si passò una mano tra i capelli scuri e bagnati, il suo cuore perse un battito.
-Bene. Sono qui, con te.
-Sì.- distogliendo lo sguardo da quegli occhi intensi, Masaki mormorò: -è un appuntamento.
In qualche modo il loro piano iniziale di vedere un film e mangiare qualcosa si tramutò nell’andare dritti dritti a casa di Sakurai. Nella sua stanza, si diedero e presero piacere. Mentre uno dei due cercava perdono, l’altro chiedeva rassicurazioni ancora e ancora mentre cadevano in paradiso.
Sho si stava alternando tra spinte rudi e gentili, mentre Masaki non riusciva a decidere quali gli piacessero di più, ma non aveva importanza. Sho era sopra di lui, intorno a lui, dentro di lui, e questo era sufficiente. Più che sufficiente.
Per ora.