Arashigoto
Sakurai Sho 10.000 words interview
1) Il periodo zelante della scuola elementare Fin da piccolo, ero un bambino che giocava molto. Vivevamo in città, ma nel quartiere c’erano dei parchi, e partecipavo anche a seminari e cose simili. Quando ero all’asilo, alla fine delle vacanze estive, c’era sempre una gara di abbronzatura, quindi cercavo sempre di giocare all’aperto il più possibile e abbronzarmi davvero tanto. Quando vinsi e ricevetti la medaglia, ero davvero felice. Ma pensandoci adesso, mi chiedo ‘perché volevo così tanto vincere?’
La mia maestra all’asilo era Suzuki Sensei. Anche Taiyou Sensei, il mio personaggio in “Yoiko no Mikata”, si chiamava Suzuki, quindi mi è sembrato un po’ destino. Solo che la mia maestra era una donna.
Per arrivare alla mia scuola elementare dovevo prendere due pullman, ma non lo trovavo per nulla faticoso. Per me era normale. Dall’altro lato, nel mio quartiere non avevo nessun amico, quindi in quel senso forse mi sentivo un po’ isolato. Dopo la scuola andavo in un centro per bambini fino a quando i miei genitori non uscivano dal lavoro, ma lì non conoscevo nessuno, ed ero l’unico bambino in uniforme. Se volevo andare a casa di uno dei miei amici della scuola, dovevo prendere il pullman o farmi dare un passaggio dai miei genitori. Ma frequentavo anche molto corsi, quindi non è che avessi molto tempo per giocare [Sho ha frequentato corsi di: pianoforte, kendo, nuoto, calcio, pittura ad olio, e dei corsi extra-scolastici].
Arrivavo a scuola sempre molto presto. Quando fui in classi più alte, arrivavo per le 7.30 per giocare a calcio. La J-Legue iniziò proprio nel periodo in cui io ero in quinta elementare, quindi da grande volevo fare il calciatore. Prima volevo diventare un medico, avevo anche letto il manga “Black Jack”. Ma realizzai presto che sarebbe stato impossibile per me (ride).
Per me la scuola era tutto. Inoltre, per tutti i sei anni delle scuole elementari non abbiamo mai cambiato classe, quindi il legame tra i compagni era piuttosto forte. Ogni classe aveva un colore distintivo, e anche ora ogni tanto viene fuori.
Tra le altre, la nostra classe era particolarmente unita, penso. Quando andavamo in gita scolastica, dicevamo spesso cose come ‘questa classe sta marcendo’, ne discutevamo animatamente, e concludevamo con decisioni come ‘dovremmo porre fine al bullismo!’. Quei giorni di gioventù (ride). Anche allora ero più o meno l’intermediario, una sorta di generale della montagna.
Generalmente il mio temperamento era instabile. Ora sono in grado di controllarlo e non lo mostro molto, ma un tempo ero solito fare un sacco di risse. Quando mi diedero il soprannome ‘Kewpie Maionese’ mi diede davvero fastidio. Probabilmente assomigliavo a Kewpie o qualcosa del genere... però mi ricordo di quando un bambino mi si avvicinò chiamandomi ‘Kewpie! Kewpie!’, mi arrabbiai un sacco con lui. Ma ora è come se fosse il mio migliore amico. E anche ora continua a parlarne, tipo ‘una volta, quando l’ho chiamato Kewpie, si è così arrabbiato...’
La mia scuola elementare era mista, quindi ho ricevuto del cioccolato per il giorno di San Valentino. La volta più memorabile è stata in quinta elementare. Ho ricevuto del cioccolato dalla persona che mi piaceva, e probabilmente era anche cioccolato hon-mei [in Giappone il giorno di San Valentino si possono dare due tipi di cioccolato: quello giri, che si dà agli amici, ai colleghi eccetera, e quello hon-mei, che si dà alla persona di cui si è innamorati]. Allora decisi di scegliere qualcosa e ricambiare il regalo per il White Day, ma fallii alla grande. Ci pensai troppo e non feci in tempo per quel giorno, e alla fine le regalai una tazza dei Nagoya’s Grampus Eight [squadra di calcio della J-League]. Mi piacevano i Grampus Eight. Ma non importa quanto ci pensi, una tazza non le serviva a niente, no? Non riesco a ricordarmi la sua reazione.
Il mio primo amore risale al primo anno di scuole medie. Era una ragazza ungherese, Gabrielle, che era venuta in Giappone per uno scambio culturale. Era DAVVERO carina. Era la prima volta che mi piaceva qualcuno così disperatamente. Anche ai cinque ragazzi del mio gruppo iniziarono a piacere delle ragazze, e forse anche questo mi influenzò un po’. Imparai l’ungherese il più possibile, feci qualunque cose per parlare con lei. Ma tornò a casa dopo due settimane. Era un amore non destinato a durare. 2) Diventare un Johnny’s Junior Ho mandato la mia foto alla JE quando ero in seconda media. Io e i miei amici stavamo solo scherzando, e tutto era davvero solo un gioco. Tutto quello a cui pensavo all’epoca era che se fossi stato chiamato al provino, sarebbe stata una cosa divertente di cui parlare. Non avrei mai immaginato che sarebbe finita così. Un giorno ricevetti una lettera che diceva ‘per favore si presenti al provino’, e la ricevetti il girono prima (del provino). Tornai a casa da scuola, e mia madre aveva già aperto la busta e letto il contenuto. Pensava che fosse divertente, ma mio padre mi disse ‘non andare!’. Nonostante ciò, il giorno dopo mi accompagnò in macchina al provino.
Penso che al provino ci fossero circa 50-60 persone. Feci il ballo, più o meno, ma mi sembrò che tutto fosse finito molto rapidamente. Poi, a partire dalla settimana seguente, venni chiamato per delle lezioni settimanali. Ma non pensai mai di essere ‘passato’. Ci andavo perché mi avevano detto di andare.
Continuai per un mese, senza pensarci troppo, fino a quando mia madre mi disse ‘non ha senso continuare senza convinzione. Devi decidere se vuoi farlo o meno’. E penso sia quello il momento in cui ho pensato di voler davvero far parte di questo.
Pensandoci, mi piacevano molto gli Hikaru Genji. Spesso mi mettevo i pattini a rotelle e li imitavo. Ma l’ambiente in cui sono cresciuto era di quelli che non ammettono questo tipo di mondo. Quindi, anche se li ammiravo, dall’altro lato pensavo ‘Non posso diventare una di quelle persone’. Ma in quel momento, ora che il mio obiettivo era a una distanza tale che le mie mani lo potevano quasi raggiungere, non potevo più nascondere i miei sentimenti. Mia madre non era contraria, mi aveva sostanzialmente detto di fare come desideravo. Mio padre era fondamentalmente contrario, ma non l’ha mai detto apertamente. Ora, però, è totalmente dalla mia parte.
Anche se all’epoca presi una decisione chiara, la mia posizione rimase incerta. Se qualcuno mi avesse detto ‘sei passato’ e avessi firmato un contratto, forse avrei avuto più consapevolezza. Il problema era che, all’improvviso, potevi non essere più chiamato alle lezioni. In realtà c’erano delle persone che avevano iniziato col mio stesso provino, che sembravano essere state ‘prese’, che però erano gradualmente scomparse. Alla fine, l’unica persona che c’era ancora e che aveva fatto il provino con me era Yonehana [membro degli MA – Musical Academy]. A volte penso che essere un Johnny’s Junior sia un provino continuo. È un’esistenza che non ha delle basi certe.
La prima volta che salii su un palco fu per il “Idol on Stage”. Tutti i Junior cantavano “Sushi Kui Ne”, e io ero uno dei ballerini. Ero molto nervoso: era la prima coreografia che avevo imparato. E il costume era enorme. All’epoca ero molto piccolo, quindi tutto era molto ingombrante. Credo di aver registrato quel programma. Ma credo anche di non essere stato ripreso molto dalla telecamera.
3) Studente o Junior? Ma se mi chiedete se fossi un Johnny’s Junior o uno studente, ero decisamente uno studente. Un mese prima degli esami mi prendevo sempre una pausa dal lavoro. Era qualcosa che avevo deciso da solo. Non avrei mai potuto pensare di dare la priorità ai Johnny’s Juniors rispetto alla scuola. Per me essere un Junior era un’attività extra che potevo continuare solo se andavo a scuola e prendevo buoni voti. E anche se così avessi perso il mio posto tra i Juniors, nessuno poteva farci nulla.
In realtà, è anche successo. Verso l’inizio del liceo mi presi una pausa di un mese in un periodo in cui ero ogni mese sulle riviste e venivo messo in posizione centrale per le coreografie. Quando ritornai, improvvisamente mi misero a ballare in ultima fila, e non mi venne più chiesto di apparire sui giornali. Ma ho sempre pensato che fosse così che dovevano andare le cose. Non la presi sul personale, per me sarebbe stato più problematico se ciò non fosse successo.
Però mi piaceva davvero tanto ballare. Quindi non mi andò bene quando dei ragazzi che non ricordavano nemmeno la coreografia per intero vennero messi a ballare davanti a me, che alle lezioni di danza lavoravo duramente. Pensai ‘se è così che stanno le cose...’ e iniziai a ballare con dei ragazzi a scuola, come in un gruppo di ballo.
In quel periodo io e Yaracchi [Yara Tomoyuki dei Musical Academy] ottenemmo per ogni settimana nella sigla del “Music Jump” un segmento in cui dovevamo ballare. Dicemmo agli insegnanti che non avevamo bisogno di una coreografia, che avremmo pensato noi al ballo. Erano solo 8 conteggi, circa dieci secondi, eppure comprammo tutti i video di danza che riuscimmo a trovare e ogni giorno li guardavamo e provavamo. Mettemmo tutti noi stessi nel fare qualcosa che non era molto da Johnny’s, qualcosa di nuovo, per vedere fin dove riuscivamo ad arrivare. Era il solo ed unico posto in cui potevamo esprimerci completamente, perché nelle parti in cui ballavamo in gruppo venivamo messi nelle file di dietro.
4) Il debutto degli Arashi All’epoca pensavo ‘Quando terminerò il liceo, lascerò i Johnny’ s Jr.’. Se fossi stato sempre messo in posizione centrale, e non mi avessero mai spostato da lì, probabilmente non l’avrei pensato. Ma per circa un anno avevo ballato nelle ultime file dietro i miei senpai, in una posizione un cui la telecamera non arrivava mai. Era anche tempo che pensassi al mio futuro, e sapevo che sarebbe stato difficile essere un Johnny’s Jr per sempre.
Penso davvero che, se il Mondiale di pallavolo fosse stato un anno dopo, se gli Arashi si fossero formati un anno dopo, avrei lasciato la JE e sarei diventato un normale studente universitario.
Nel giugno della terza liceo ricevetti una telefonata da Johnny-san, che mi chiese ‘Vuoi essere il volto immagine dei Mondiali?’. In quel periodo ero in pausa, per via degli esami. Inoltre all’interno dei Junior c’erano un sacco di gruppi, quindi pensai fosse una cosa stagionale, e risposi ‘ve bene, lo farò’.
Poi iniziarono le registrazioni e lo studio della coreografia. In quel periodo pensavo che l’anno prossimo avrei potuto studiare all’estero, dopo la fine degli esami del liceo in gennaio e prima dell’inizio dell’università in aprile. Quando lo dissi al manager, mi rispose ‘sarà un pochino difficile’. Ed è stato allora che ho iniziato a pensare ‘qualcosa non quadra... potrebbe non essere un semplice gruppo che si scioglie come finiscono i Mondiali...’. Per allora i membri erano già stati selezionati definitivamente, e si era creata una situazione dalla quale era ormai impossibile uscire fuori.
Ero nella stessa barca della maggior parte degli altri membri. All’inizio eravamo completamente diversi/eterogenei gli uni dagli altri. Lo staff mi disse che avrei dovuto organizzare tutti e durante le interviste mi veniva spesso detto che mi sarei dovuto occupare di tutto, altrimenti nessuno lo avrebbe fatto. Ma non provavo nessun tipo di risentimento, semplicemente pensavo ‘ok, quindi è così che deve essere’. Ora tutti i membri sono sullo stesso piano, ma all’inizio c’era chiaramente ‘il più anziano del gruppo’ e ‘il più giovane del gruppo’. Ohno-kun è il tipo di persona che, anche se ha un’opinione, non dice nulla, quindi naturalmente pensai ‘ok, è qualcosa di cui mi devo occupare io’.
Dopo l’annuncio del debutto, tutto divenne molto frenetico. Specialmente durante il Mondiale. Se la partita era in uno stadio fuori città, tutti restavano a dormire fuori, mentre io dovevo tornare a Tokyo, perché il giorno dopo dovevo andare a lezione. Poi dopo la scuola prendevo da solo lo Shinkansen [http://it.wikipedia.org/wiki/Shinkansen ], arrivavo allo stadio, e poi tornavo di nuovo indietro durante la notte. Non saprei più dire dove mi trovavo in certi momenti. Come se non me lo ricordassi bene.
In tutta sincerità ho iniziato a pensare che gli Arashi fossero un buon gruppo intorno al primo concerto degli Arashi, la primavera seguente. Ci vollero sei mesi. Solo perché eravamo stati messi nello stesso gruppo non stava a significare che le distanze tra noi si fossero attenuate immediatamente. Prima della formazione degli Arashi io e Aiba-chan non ci eravamo mai neppure parlati. Anche durante le prove del concerto, non credevo che i nostri cinque ingranaggi andassero in sincrono.
E poi, alla fine del concerto, noi cinque ci siamo presi per mano e abbiamo detto ‘Siamo gli Arashi!’. Anche se lo stavamo dicendo al pubblico, lo stavamo anche dicendo a noi stessi. Per quanto mi riguarda, la consapevolezza che noi fossimo gli Arashi diventava più forte ogni volta che lo urlavamo sul palco.
All’epoca feci il mio solo usando la canzone ‘Can’t take my eyes off of you’. Quando la canzone arrivava al suo apice, gli altri membri apparivano e ballavano anche loro; quel fatto mi ha lasciato un grande impressione, persino ora. Chissà perché?
Un’altra cosa è che in quel periodo i miei sentimenti verso i fan divennero più chiari. È sempre stato un dilemma per me. Mi sono sempre chiesto ‘A queste persone piace davvero Sakurai Sho? O gli piaccio solo perché faccio parte dei Johnny’s Juniors? Quale delle due?’. E ancora ‘Se non fossi stato un Junior e ci fossimo incontrati, gli sarei piaciuto lo stesso?’. Cose così. Ma quando ho visto tutte le fan al nostro primo concerto, mi sono reso conto che forse non era necessario preoccuparsi di cose del genere. Da quel momento in poi ho pensato a me stesso come una persona che includeva tutte quelle opzioni, ho accettato il fatto che tutti quegli aspetti facciano parte di Sakurai Sho.
5) L’occasione per cambiare Credo che lo pensino anche gli altri membri, ma il tour ‘Here We Go!’ ha davvero un profondo significato.
Fu la prima volta che parlammo insieme di alcune cose: cosa volevamo fare con gli Arashi; cosa dovevamo fare per raggiungere quell’obiettivo; e, infine, chi eravamo? Cose del genere. Ne parlavamo dopo ogni concerto, ogni giorno, fino al mattino.
Credo che ci sentissimo a disagio, nervosi. Fino ad allora avevamo fatto ogni cosa sul momento, ma avevamo finalmente raggiunto un punto in cui potevamo guardare a noi stessi in modo oggettivo. E quando l’abbiamo fatto abbiamo pensato ‘Fermi tutti, che cosa?’. Vedemmo tutta la nostra storia da un punto di vista realistico ‘Non abbiamo ottenuto nessun risultato lodevole...’
Quell’anno ottenemmo la nostra etichetta discografica, e ‘Pikanchi’ uscì in autunno. Io recitai in ‘Kisarazu Cat’s Eyes’ e Matsujun apparve in ‘Gokusen’, e come Arashi, era un periodo in cui finalmente stavamo cavalcando l’onda.
Parlando di ‘onda’, probabilmente noi che ci eravamo sopra avevamo una percezione migliore di quelli intorno a noi pensassero. Per esempio, si può capire dando solo uno sguardo alla nostra agenda d’impegni, se è vuota o piena. Se la mia fosse stava vuota e quella di un altro membro piena. Basandoci su questo, le cose da quel periodo in poi iniziarono ad andare molto bene.
Comunque, cosa più importante, le nostre menti non riuscivano ad andare al passo con tutto questo. ognuno di noi era alla ricerca di qualcosa, credo, e nessuno aveva delle energie avanzanti per pensare agli Arashi come ad un’unica entità. Ma allo stesso tempo, sapevamo che non potevamo continuare così, essendo sempre a disagio, e questo ci fornì l’occasione di aprirci gradualmente l’uno con l’altro.
Forse sto esagerando un po’, ma per me quella è stata la prima volta in cui gli Arashi sono diventati ‘arashici’. Le nostre emozioni andavano tutte nella stessa direzione, in più, quella direzione andava verso l’alto. Sembrava fossimo divenuti in gradi di diventare una cosa sola.
Quello fu lo stesso anno in cui le nostre opinioni vennero prese in considerazione nella creazione del nostro album. Quando una canzone era finita, ci chiedevano ‘questa è la versione finale, cosa ne pensate?’. Forse era perché eravamo passati alla J-Storm, però penso che, più importante, sia stato anche perché abbiamo iniziato a dare un’immagine di noi stessi e di quello che volevamo fare. C’era anche lo stato d’animo di ‘Finalmente! Ce l’abbiamo fatta!’.
Per quanto riguarda il rap, ci sono stati un sacco di aggiustamenti. Ci ho pensato molto. Quando avevo sentito che nella nostra canzone di debutto, ‘A.RA.SHI’, avrei avuto una parte rap, avevo pensato ‘che fortuna!’. Ero ingenuo. Quando mi sono dovuto esibire sul serio, sono stato pessimo. Ero abbastanza arrabbiato. Non mi piaceva nemmeno guardare l’esibizione in TV. Il modo in cui avevo cantato, il modo in cui mi ero mosso, la mia voce, nulla era completo. Credo che si mostrasse anche dallo schermo, che facevo solo ciò che mi veniva detto.
Da quel momento in poi, ho ascoltato il rap di molti artisti e guardato un sacco di video. Ho iniziato anche ad incontrare alcune persone che avevano a che fare con il rap, come Verbal, e ho ricevuto molti loro consigli. Fu allora che molte persone mi dissero ‘se devi fare le parti rap, non sarebbe meglio se potessi scriverti da solo le parole?’
Allora dissi che volevo scrivere le mie parole. A poco a poco iniziarono a farmi scrivere qualcosa, come la parte centrale del mio solo al primo concerto, una parte di ‘Typhoon Generation’, a poco a poco. L’intro di ‘A Day in Our Life’ è esattamente quella che ho scritto io, la usarono com’era. E ora abbiamo stabilito che ‘Io scrivo le parti rap degli Arashi’. Ma per arrivare a questo punto, ho dovuto ripetere più volte il mio desiderio.
Penso anche che la mia performance rap sia finalmente maturata intorno ad ‘How’s it Going?’. Fino ad allora miravo a uno ‘stile da rapper’, ma ad un certo punto ho pensato che anche lo ‘stile di Sho’ andasse bene. Mi sono reso conto che il rap che fanno i rapper e quello che fanno gli Arashi sono di due tipi molto diversi. Per esempio, quel tipo di rap rauco di ‘Pikanchi’. I rapper hanno sviluppato un certo stile e rimangono ancorati a quello... se cantano con voce rauca, continueranno ad usarla come suono distintivo, se lo fanno con voce alta, resteranno incollati a quello stile. Ma noi, Arashi, cantiamo delle canzoni che sono rock, altre che sono pop, e alcune che sono ballate. In ogni tipo di canzone, il tipo di rap si deve adeguare al diverso stile. Mi resi conto che dovevo riuscire a cambiare la mia voce per adeguarmi al tipo di canzone. Pensai che fosse quello ciò che mi veniva chiesto di fare, e ciò di cui gli Arashi avevano bisogno.
6) Il quinto anniversario Nel 2004 c’è stato il quinto anniversario degli Arashi. Per me, anche se era il quinto anniversario, non ha avuto nessun significato particolare. Il quarto anno è stato più memorabile. Ci sono stati di nuovo i mondiali, i NEWS hanno debuttato, e quando ho visto tutto questo ho pensato ‘wow, sono già passati quattro anni...’.
Ma poi sulle riviste veniva pianificato lo ‘Speciale Progetto per il Quinto Anniversario degli Arashi’, e lo staff di quando eravamo sotto la Pony Canyon mi mandò delle e-mail per congratularsi per il quinto anniversario... e lentamente ho iniziato a considerare il 2004 come un anno speciale.
Pensandoci, forse cinque anni non sono un lungo periodo, ma i cinque anni che abbiamo vissuto non sicuramente non sono stati corti. Abbiamo incontrato un sacco di persone, abbiamo lavorato a tante cose, vissuto molti cambiamenti.
Nell’ estate di quell’anno, gli Arashi hanno fatto il ’24Hours TV’. Durante quelle 24 ore, lo staff di D no Arashi ha seguito ognuno di noi. In mezzo a tante persone con cui non avevamo confidenza, avere accanto a noi membri dello staff che aveva lavorato con noi per tanto tempo è stato un sollievo. Mi sono sentito felice, ma alla fine del ’24Hours TV’, Aiba-chan ha letto la lettera che aveva scritto per noi, giusto? Pare che nell’ascoltarla, tutto lo staff di D no Arashi abbia pianto. Quando gli ho chiesto il perché, mi hanno risposto ‘perché ci ha fatto ripensare al primo episodio di C no Arashi!’. Ciò mi ha reso davvero felice. Avere questo tipo di rapporto è qualcosa che si può raggiungere a poco a poco, passo per passo. Anche se se ne toglie via un pezzo, i nostri cinque anni non sono stati spesi brevemente.
Sinceramente, quando ho sentito per la prima volta che avremmo dovuto fare il ‘24Hours TV’ ero molto nervoso. Pensavo che un giorno mi sarebbe piaciuto farlo, ma pensavo sarebbe successo più avanti. Pensavo che l’avessimo fatto noi cinque, il programma sarebbe sembrato di basso livello, e non mi piaceva. Ma quando poi abbiamo davvero presentato il programma, ciò ha aumentato di molto la nostra sicurezza. Si può anche dire che è stata la prima volta che sono stato così certo degli Arashi.
L’ho sentito anche durante l’MC del concerto di quell’anno. I ruoli di ogni membro erano diventati chiari. Fio ad allora pensare agli argomenti per l’MC era sempre stato un compito. Prima del concerto, mentre mi facevo la doccia, pensavo a come far procedere la conversazione in modo che alla fine ci fossero delle parti divertenti. È un bene che non debba più farlo. Non importa di cosa parliamo, alla fine Aiba-chan o Ohno-kun inseriscono un tocco comico. È diventato davvero divertente, semplicemente parlare tra di noi.
Circa un anno dopo il nostro debutto, abbiamo fatto un special con Nishikiori-san. Quella volta, l’agenzia si è molto arrabbiata con noi ‘anche se c’erano le telecamere accese, non eravate minimamente entusiasti’. Ma davvero, all’inizio era così che eravamo. Durante i programmi musicali, quando la telecamera iniziava a fare i primi piani, distoglievamo lo sguardo e cose del genere. Era ridicolo, ora che ci penso. Penso che quell’aspetto sia davvero cambiato molto. Vorrei che ci dessero l’opportunità di fare un altro special con Nishikiori-san. Vorrei riparare per quella volta, quando gli abbiamo fatto mandare avanti da solo il programma, in vari modi.
7) La laurea Il 2004 è stato anche l’anno in cui mi sono laureato. Dall’autunno del 2002, all’università, ci furono vari incontri organizzati dalle aziende. I miei amici mi chiedevano ‘tu non vieni?’, e ricevevo e-mail come ‘Ho sentito che hai un lavoro, è vero?’. E io rispondevo ‘Ho una posizione precisa nel Johnny’s Jimusho’. Non ho più avuto ripensamenti sullo stare in questo mondo.
Ma dato che vicino a casa non avevo amici, l’università era l’unico luogo in cui potevo incontrarli. Anche se ero impegnato con il lavoro, se andavo a lezione potevo vedere i miei amici. Ma quando li ho visti in giacca e cravatta andare agli incontri con le aziende, mi sono reso conto che quel periodo sarebbe finito presto, e mi sono sentito un po’ solo.
Una volta iniziato il 2004, mancava poco alla laurea. Dopo il lavoro, ogni giorno, chiamavo i miei amici, e quando avevamo riunito un po’ di persone, di solito 6 o 7, parlavamo fino al mattino. Dei giorni alle elementari, di lavoro. Fino ad allora non avevo mai parlato di lavoro con i miei amici, ma da aprile tutti avrebbero iniziato a lavorare, e saremmo stati tutti sullo stesso piano. Quindi ho pensato che, dato che avevo iniziato a lavorare prima di tutti, magari un po’ della mia esperienza li avrebbe aiutati in futuro. Ogni notte parlavamo di un sacco di cose.
In mezzo a tutto questo, arrivò il mio 22esimo compleanno. I miei amici mi fecero una video lettera. La musica di sottofondo era ‘Dreams Come True’ e avevano messo insieme varie foto. Dopo, i miei amici apparvero uno per uno, lasciandomi un messaggio. Erano riusciti a trovare anche il nostro maestro delle elementari, mi ha molto sorpreso. E un ragazzo mi disse ‘ma ultimamente, la mia canzone preferita è quella del vostro debutto, News Nippon’. Vorrai dire ‘la canzone di debutto dei NEWS!’. Ma non avevo idea che mi avrebbero fatto un video, anche se li vedevo ogni giorno. ero molto felice.
Poi ho messo il video nella mia camera, e mia madre è entrata è ci ha scritto ‘Video di Compleanno da cari amici’. Mi sorprese. ‘Quando è successo?!’.
Con quei ragazzi ho anche fatto un viaggio per la laurea. Volevamo andare in Corea, ma i passaporti di tutti erano scaduti... quindi alla fine siamo andati a sciare, quattro ragazzi. Ho portato la mia telecamera e ho ripreso tutto il viaggio, come un padre. Era la prima volta che andavo in viaggio con i miei amici, mi sono divertito molto.
traduzione inglese: iupdarling
NOTA: tutte le traduzioni sono dall'inglese all italiano, NON direttamente dal giapponese, quindi probabilmente qualcosa andrà 'perso'
Vietato ri-postare le traduzioni o usarle in alcun modo: si può postare il link al post, che resterà pubblico.